Abruzzo

Incidenti e vittime della strada, l’Abruzzo supera la media nazionale


L’Abruzzo supera la media nazionale degli incidenti e delle vittime della strada: è quanto emerge dai dati Istat relativi al 2024, citati dal consulente tecnico di sicurezza stradale Giuseppe Di Giampietro.

In Italia, resta stabile il numero di morti per incidenti stradali (3.030 nel 2024. Erano stati 3.039 nel 2023) ma aumenta il numero di incidenti con feriti (173.364 in un anno, +4,1 %) e aumenta il numero dei feriti (233.853 in un anno, +4,1%).

In Italia, nel 2024 (popolazione 58.934.000 ab.), si registra 1 incidente grave con feriti ogni 340 abitanti, 1 morto ogni 57,2 incidenti con feriti.

In Abruzzo (popolazione 1.269.571 ab.), nel 2024 sono stati 3.387 gli incidenti con feriti, 4.647 feriti e 86 morti. Ossia, 1 incidente grave con feriti ogni 375 abitanti, 1 morto ogni 39,4 incidenti con feriti. L’Abruzzo è un territorio con incidentalità e mortalità al di sopra della media nazionale. Si evince che la mortalità per incidenti stradali è +24%, quasi un quarto in più della media nazionale.

“Tra le cause indicate dai dati Istat – osserva Di Giampietro – ci sono quasi esclusivamente quelle relative al guidatore (non rispetto della segnaletica, eccesso di velocità, guida distratta). Ma in letteratura, tra i fattori causali dell’incidente, vengono indicati almeno 3 fattori potenziali: guidatore, veicolo, ambiente stradale. Troppo spesso, si tende a voler individuare unicamente un responsabile guidatore o utente della strada come unica causa dell’incidente, trascurando la corresponsabilità dell’ambiente stradale, e talvolta delle condizioni del veicolo, nell’incentivare comportamenti pericolosi del guidatore (eccessi di velocità, con strade rettilinee, larghe, con intersezioni molto distanti, poco percepibili o leggibili…)”.

Di Giampietro osserva inoltre che, in Abruzzo, “alcune tipologie di strade sono state teatro di incidenti mortali in contesti ambientali ricorrenti. Inoltre, troppo spesso, la sicurezza è affidata alla segnaletica, invece che alla progettazione. Troppo spesso, invece di puntare sulla sicurezza stradale e alla salvaguardia della vita umana, gli enti proprietari delle strade, puntano, prima di tutto a fare cassa con dispositivi automatici di rilevamento delle infrazioni (autovelox e T-Red), sia senza un adeguato studio della correlazione tra comportamento di guida e incidentalità, spesso semplicemente ponendo i dispositivi sulle strade più trafficate e più “redditizie”, sia ponendo limiti di velocità e segnaletica incoerenti con le caratteristiche della strada, senza alcun intervento sulla strada stessa in grado di scoraggiare i comportamenti a rischio e migliorare la sicurezza”.

“Le recenti, numerose contestazioni a tale uso disinvolto dei dispositivi automatici, hanno creato spesso un movimento di opposizione al controllo del rispetto delle norme di guida, senza far crescere una cultura della sicurezza – sottolinea l’esperto – e senza tradursi in un vero risultato sulla sicurezza degli utenti, come i dati statistici sulla incidentalità sembrano confermare. Occorre invece che la sicurezza stradale sia ben percepita come un valore collettivo, e una tecnica affidabile di cui si devono far carico gli enti proprietari delle strade, come richiede il Codice della strada, investendo risorse, adottando piani, riqualificando le strade esistenti con l’obiettivo sicurezza come parametro principale di progetto. Occorre infine un adeguato impegno dello Stato, nell’adozione di normative, Linee Guida, Raccomandazioni, adeguate alle richieste comunitarie e orientate alla Visione Zero (zero morti sulle strade). Occorre, in particolare, anche il finanziamento di centri di ricerca, di omologazione e collaudo, progetti pilota, diffusione di Safety Audit di controllo della sicurezza delle strade, in grado di diffondere la cultura e la tecnica della sicurezza stradale, perché la vita umana è un valore che non ha prezzo”.

 


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