Basilicata

Inchiesta sull’Sbv, la Procura di Vibo chiede il processo per i 5 indagati

La Procura di Vibo Valentia ha chiesto il processo per i 5 indagati, accusati di peculato, nell’inchiesta sul Sistema Bibliotecario Vibonese (Sbv) e il gup ha fissato l’udienza preliminare al 21 maggio prossimo


VIBO VALENTIA – La Procura di Vibo ha chiesto il processo per le cinque persone indagate nell’inchiesta sulla gestione del Sistema Bibliotecario Vibonese: si tratta di Gilberto Floriani, per anni direttore dell’ente culturale, dei figli  Emilio, Gabriele e Giuseppe che negli anni sarebbero stati destinatari di incarichi remunerati con oltre 140.000 euro, e di Valentina Amaddeo, ex direttrice amministrativa dell’Sbv (attualmente impiegata al Comune di Vibo). Tutti loro compariranno il prossimo 21 maggio davanti al gip di Vibo per l’udienza preliminare per difendersi dall’accusa di peculato dopo di che il magistrato deciderà se disporre o meno il processo.

L’INDAGINE DELLA PROCURA DI VIBO SULL’SBV

L’inchiesta, – come riportato oggi nell’edizione cartacea del Quotidiano del Sud – coordinata dalla Procura della Repubblica di Vibo Valentia sulla scorta delle indagini dei carabinieri e della polizia municipale, ha evidenziato presunte irregolarità nella gestione dell’Sbv, con particolare riferimento all’assegnazione di incarichi a familiari e all’appropriazione indebita di fondi pubblici. Secondo le accuse, Floriani – destinatario a suo tempo insieme alla Amaddeo di una ordinanza cautelare ai domiciliari –  avrebbe affidato incarichi professionali ai propri figli (indagati a piede libero), con compensi significativamente superiori a quelli di altri collaboratori. Inoltre, sarebbero emerse anomalie nei bilanci dell’ente, con fondi destinati a finalità non conformi agli scopi istituzionali.

“SOLDI AI FAMILIARI E INCARICHI IN CONFLITTO DI INTERESSE”​

Più nello specifico, le indagini avrebbero appurato come l’ex direttore dell’ente culturale si sarebbe appropriato, nel tempo, di ingenti somme di denaro – pari all’importo sequestrato di 230mila euro – destinandole, tra l’altro, a propri congiunti mediante il conferimento diretto di incarichi “in palese conflitto di interesse, eludendo le disposizioni normative in materia di accesso al pubblico impiego”. L’analisi della documentazione amministrativa aveva inoltre fatto emergere che, negli anni, l’Sbv aveva approvato bilanci senza sottoporli al vaglio di un apposito Revisore dei Conti, figura mai nominata. I bilanci, inoltre, risulterebbero essere stati “manipolati” al fine di fornire “false informative economico-finanziarie, attraverso una rappresentazione fuorviante della situazione reale”. La presunta gestione “illecita e scellerata”  della cosa pubblica, così realizzata, ha portato al dissesto dell’ente che nel periodo preso in esame ha maturato una situazione debitoria quantificata in circa 700.000 euro.

IL RIESAME RIMETTE IN LIBERTà FLORIANI E LA AMADDEO 

Nel giugno 2024, il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha annullato le misure cautelari degli arresti domiciliari per Floriani e Amaddeo, accogliendo i ricorsi presentati dai loro legali:  Giosuè Monardo e Giovanni Vecchio per conto della prima e Giacinto Inzillo e Danilo Iannello nell’interesse del secondo. Nonostante la revoca degli arresti domiciliari, le indagini sul presunto peculato e sulle irregolarità nella gestione dell’Sbv sono proseguite e si sono concluse nelle scorse settimane e adesso la richiesta di rinvio a giudizio presentata dalla Procura di Vibo e la fissazione dell’Udienza preliminare al 21 maggio prossimo che dovrà decidere se mandare o meno a processo gli indagati.

IL COMUNE DI VIBO PARTE CIVILE NELL’EVENTUALE PROCESSO

E come aveva fatto in precedenti occasioni, anche in questa il Comune di Vibo Valentia ha scelto di costituirsi parte civile nel procedimento penale affidando l’incarico all’avvocato Maristella Paolì. A formalizzare la decisione è stata la Giunta Comunale nella delibera dell’1 aprile scorso, nella quale si sottolinea il ruolo dell’ente come “parte offesa nel procedimento giudiziario. Il Comune è soggetto direttamente leso, sia dal punto di vista patrimoniale che non patrimoniale, per le condotte contestate agli imputati. Una scelta  motivata dalla volontà di garantire una piena tutela degli interessi dell’ente e ottenere il risarcimento dei danni eventualmente subiti”.


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