Liguria

Inchiesta sull’ex assessore Gambino: al telefono si lamenta delle nuove deleghe con cui non può fare “marchette”


Genova. La campagna elettorale di Sergio Gambino in occasione delle elezioni regionali in Liguria dello scorso autunno puntava anche ai voti degli anziani ricoverati nelle Rsa degli imprenditori amici.

L’ex assessore comunale alla sicurezza e alla polizia locale, sapeva però che il gioco poteva essere rischioso e per questo spiegava quali accortezze era necessario usare. E’ quanto emerge dalle carte dell’inchiesta per corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio coordinata dalla pm Arianna Ciavattini con l’aggiunto Federico Manotti.

In base alle intercettazioni captate dagli investigatori della squadra mobile, Gambino precisa al telefono che non tutti gli anziani ospiti di una struttura potevano votare per lo stesso candidato. E spiega che a lui basterebbero anche una decina di preferenze a struttura in modo da portarne a casa un centinaio su 300 ospiti.  Gambino chiarisce inoltre che è fondamentale stare attenti anche a non fare votare persone incapaci di intendere e volere. Secondo la Procura Gambino avrebbe fatto ottenere appalti all’imprenditore Luciano Alessi, attivo nell’assistenza ad anziani ma anche nell’accoglienza dei minori stranieri, in cambio anche di voti.

Non solo. Dalle intercettazioni emerge che a dicembre Pietro Piciocchi riassegna alcune deleghe dopo essere diventato sindaco facente funzioni. A Gambino assegna la Mobilità sostenibile, Trasporto pubblico e Amt.

L’allora assessore, che vorrebbe la delega alle manutenzioni, se ne lamenta con un conoscente, spiegando che con quelle deleghe non può fare “marchette”: non gestisce soldi e non ha possibilità di spesa.

Inoltre, l’ex assessore spiega al suo interlocutore che smetterà di fare piste ciclabili anche perché quelli che vogliono le ciclabili poi votano a sinistra e nessuno li ringrazia per quelle fatte.

Le indagini sulla presunta corruzione dell’ex assessore da parte di alcuni imprenditori sono state recentemente prorogate di sei mesi per consentire l’esame di tutto il materiale informatico sequestrato.




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