Basilicata

Inchiesta Regione Calabria, la conferma di Grillo a commissario del parco delle Serre

La riconferma della nomina di Alfonsino Grillo alla commissario del Parco regionale delle Serre è uno dei segmenti investigativi dell’inchiesta del Gico della Finanza di Catanzaro e della Procura del capoluogo calabrese che sta coinvolgendo la Regione Calabria


VIBO VALENTIA – La riconferma della nomina di Alfonsino Grillo alla guida del Parco regionale delle Serre – incarico che ricopre dal marzo 2022 – è uno dei segmenti investigativi sul quale si concentra l’inchiesta del Gico della Finanza e della Procura di Catanzaro che sta interessando la Regione Calabria.

La vicenda trae origine il 29 novembre del 2024 allorquando il Consiglio Regionale, approva la legge c.d. “omnibus”44 , con cui, tra l’altro, si cambiavano la modalità di scelta e nomina degli organi direttivi dei Parchi insistenti sul territorio regionale, attribuendo il potere di nomina proprio al Presidente dell’assemblea, in questo caso Filippo Mancuso.

GRILLO SI RIVOLGE A DAFFINà E INCONTRA CON OCCHIUTO

Alfonsino Grillo, esponente di Forza Italia – quindi stesso partito di Roberto Occhiuto -, insicuro della sua riconferma, si sarebbe pertanto rivolto a Tonino Daffinà – commercialista vibonese, sub commissario alla depurazione, fedelissimo del presidente Occhiuto, e figura attorno alla quale ruota questo filone di indagine – chiedendo se il governatore fosse a conoscenza di quanto accaduto e, nello specifico, che, con la nuova legge approvata, a nominare i  presidenti dei Parchi Regionali sarebbe stato il Presidente del Consiglio, ossia Mancuso, in quota Lega.

Grillo incontra a questo punto il presidente della Giunta al cospetto all’Assessore regionale per le Politiche per il Lavoro Giovanni Calabrese, del quale verrà poi edotto Daffinà che nell’occasione replicherà al suo interlocutore: “Però, una cosa ti avevo chiesto io, quel ragazzetto là”.

A queste parole sarebbe seguita la risposta di Grillo: “Tonino, con tutti i bordelli che sono successi fino ad ora, io non posso andare a rischiare a fare un’operazione, ti prometto una cosa e te la mantengo, se lui mi fa sta cosa di un anno dove io posso essere stabile, tranquillo mentalmente, gliela trovo la cosa… Gli faccio, come ti avevo promesso, un contratto di collaborazione di 6-7 mesi poi rinnovabili; fermo restando che poi piano piano una volta che è dentro, che è nel circuito… Però tiratemi fuori da questa storia perché mo’ il 17 scade (l’incarico, ndr) vedi tu che puoi fare stasera visto che ho parlato con lui, mi fai sapere poi?”.

LA LEGGE OMNIBUS E L’EMENDAMENTO CHE CAMBIA TUTTO

La vicenda – riportata nelle carte dell’inchiesta – si inserisce in una contrapposizione politica nella Regione Calabria tra Forza Italia e Lega e questo è supportato dalle intercettazioni tra Grillo e Daffinà sulla legge Omnibus nel corso della quale i due evidenziano come i consiglieri azzurri si siano fatti infinocchiare: “Hanno dato a Mancuso il potere di nominare chi vuole ed esautorato 26 sindaci del loro potere istituito per legge. Mancuso li ha incastrati presentando l’emendamento direttamente in aula e questi l’hanno approvato senza neanche capire cosa stessero approvando”.

Bisognava quindi correre ai ripari e l’unico modo era mobilitare i sindaci ma questa possibilità si scontrava con la tattica attendista del capogruppo azzurro in Consiglio, Michele Comito (“dice che deve parlare con il Presidente e poi non parla mai e invece di dare manforte ad Occhiuto si sta dormendo”). Grillo consiglia, quindi, a Daffinà di chiamarlo e “svegliarlo” – non si intende se a Comito o al governatore –  in quanto lui lo ha “detto già tre volte”, aggiungendo che se i sindaci fanno casino “possono bloccare la norma e non farsi più”.

Filippo Mancuso

E siamo al 6 marzo scorso. Roberto Occhiuto riceve in ufficio l’assessore Calabrese e Grillo confrontandosi con loro sulla possibilità di concedere un’ulteriore proroga dell’incarico commissariale, manifestando la volontà di volersi confrontare con il Presidente del Consiglio regionale, Mancuso. Grillo però sembra aver trovato la soluzione evidenziando che il presidente del Consiglio regionale non può nominare i vertici dei parchi in quanto, nel frattempo, “ha emanato questo emendamento che esautora i sindaci dalle indicazioni e la legge 10 e quella costituente stabiliscono che siano i sindaci ad indicare il presidente”. Insomma, incalza Grillo,  si era creato un corto circuito politico tra sindaci e Mancuso.

INCHIESTA ALLA REGIONE CALABRIA: L’INTERLOCUZIONE TRA OCCHIUTO E MANCUSO SU GRILLO

Il giorno successivo Occhiuto incontra proprio Mancuso affrontando la questione, con il secondo che rivendica il potere di nominare i presidenti dei parchi, mentre Grillo è solo commissario, al che ad un certo punto il governatore, a fronte della ricostruzione dei fatti che nel frattempo espone il suo interlocutore, lo interrompe: “Allora, non me ne fotte un cazzo. Ti sto dicendo, semplicemente, dimmi che cazzo gli devo dire!” e Mancuso risponde: “Non lo so”; controreplica di Occhiuto: “Allora, gestiscila come cazzo vuoi”, evidenziando le lamentele di Daffinà sulla questione.

Il presidente della Regione Calabria Roberto OcchiutoIl presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto
Roberto Occhiuto

Il 20 marzo successivo, Daffinà contattava nuovamente Grillo il quale gli comunicava di aver incontrato il Presidente Occhiuto alla presenza dell’Assessore Calabrese, e il commissario del parco, nell’occasione, evidenziava al commercialista vibonese che il Presidente si era dimostrato disponibilissimo, ricavandone la convinzione che Occhiuto fosse stato “evangelizzato al 100%”, evidentemente da Daffinà, il quale infatti evidenziava “però vedi che è stato sensibilizzato”; al che Grillo replicava: “Ah Tonì non sono cosi stupido da non capirlo, è stato evangelizzato fino al 100 % perché è stato disponibile anche a lasciarmi… si capisce che è cambiato lui, non io… Se fosse per me puoi stare tutto il tempo, non me ne frega nulla, l’importante è che mi tieni in considerazione nelle attività che fai e mi coinvolgi perché non è giusto che io che dovevo indicare nemmeno sono coinvolto…”.

ARRIVA LA PROROGA PER GRILLO ALLA GUIDA DEL PARCO DELLE SERRE MA MANCUSO NON MOLLA

Quattro giorni dopo Grillo riceve da Occhiuto l’attesa comunicazione della proroga di Commissario del Parco fino alla nomina da parte del Consiglio Regionale, della durata di sei mesi. Ma Mancuso frappone ancora un ostacolo, ossia la vicenda giudiziaria in cui è incappato Grillo con una richiesta di condanna davanti la Corte dei conti per “Rimborsopoli” (da cui però uscirà assolto poche settimane dopo): “ho capito… io non … non lo faccio, tu lo vuoi rinnovare come al solito? fino a quando io non nomino il Presidente?” e Occhiuto risponde che l’attuale Commissario non è più in prorogatio e chiede un nome a Mancuso, il quale, dopo aver esitato qualche istante, legge “richiesta 4 anni e 3 mesi”.

Alfonsino Grillo

Al che, alla richiesta del governatore su cosa fare, l’interlocutore propone  di nominarlo per altri 6 mesi o comunque fino alla nomina del Presidente, annunciando di avviare le relative procedure di nomina ma aggiunge di non voler litigare “né con Mangialavori né con Gallo… vengono tre mila persone”.

LA VERTENZA DEI TIROCINANTI E LA LORO STABILIZZAZIONE

Il 23 aprile, Daffinà riceve Grillo nel proprio ufficio chiedendogli se fosse rimasto contento (verosimilmente della proroga ottenuta) e quest’ultimo, nel fornire un riscontro positivo, rappresentava la circostanza che il Presidente, comunque, avrebbe voluto cambiare la figura apicale dell’ente e al riguardo, Daffinà gli evidenziava e rimarcava come fosse stato lui a convincere Occhiuto a concedergli la proroga.

A quel punto Grillo aggiungeva diceva che i rapporti con il governatore si erano distesi e che egli aveva fatto “due cose” da quest’ultimo richieste intendendo, verosimilmente secondo gli investigatori, l’adozione di due provvedimenti in qualità di Commissario del Parco. Nel corso del colloquio Grillo criticherà il deputato vibonese Giuseppe Mangialavori dicendo “che non si è comportato bene” e che quindi da lì in poi “avrebbe riferito solo ad Occhiuto” e poi i due affrontano  la questione dei 40 tirocinanti del Parco delle serre che rischiavano il licenziamento per via del mancato invio di finanziamenti regionali.

Appena pochi giorni fa, ne sono stati stabilizzati 22.


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