Incertezza dei giovani e rischi dell’Ia al festival dell’economia con i Nobel e le istituzioni
Amore e ricerca della felicità. Temi che a sorpresa, ma anche ciclicamente, incrociano la riflessione sull’economia. E che oggi sono approdati sul palco del Teatro Carignano di Torino, all’inaugurazione della quarta edizione del Festival internazionale dell’economia. Sotto la lente ci sono i giovani, le “nuove generazioni del mondo” che saranno nella filigrana di oltre cento eventi che tra oggi e il 2 giugno sono organizzati su tutto il territorio cittadino.
La riflessione è molto orientata al futuro, con in sala molta classe dirigente torinese, ma anche molti giovani universitari e classi di liceo. Tito Boeri, direttore scientifico del Festival, spiega: «Una comunità internazionale è approdata sotto la Mole, con gente da tutto il mondo. Ci dedicheremo alle nuove generazioni; abbiamo stimato che il 40% del nostro pubblico sia under 25. Domattina presenteremo una ricerca che ci racconterà come si trovano gli adulti di domani di fronte ai nuovi scenari».

Incertezza e depressione
Il disagio attanaglia molto prima di un tempo i ragazzi, come ha spiegato in un seguitissimo speech lo psicoanalista Massimo Recalcati. La ricerca commissionata dal Festival dirà che depressione e disturbi sono in agguato già nell’adolescenza e, comunque, prima dei 35 anni. Non si hanno certezze sul futuro, il sistema pensionistico scricchiola. La crescita demografica inesistente è il tema che viene nascosto e che invece sarà affrontato durante la kermesse subalpina.
L’economia e la società sono in grande debito con le nuove generazioni che, nonostante tutto, non smettono di nutrire (o di desiderare) la speranza, capaci – lo ha ricordato il sindaco di Torino Stefano Lo Russo – «di parlare al mondo degli adulti e costruire mobilitazione». Dunque, il primo tema, dopo i saluti delle istituzioni, è stato volutamente “Giovani, lavoro e tecnologia”.
Dagli Stati Uniti è intervenuto Daron Acemo?lu, Nobel per l’economia 2024 e professore al Massachusetts Institute of Technology (MIT) di Boston; in presenza, a dialogare con Boeri, c’era Christopher Pissarides, Nobel per l’economia 2010 e professore di Economia e Scienze politiche alla London School of Economics.

I rischi dell’intelligenza artificiale
C’è poca consapevolezza su quanto accade sul fronte dell’intelligenza artificiale. «Non si sta seguendo la direzione giusta a livello mondiale, dove tutto è in mano a un manipolo di aziende – è l’opinione tagliente del professor Acemo?lu –. Le più influenti si stanno concentrando sulla Agi, Artificial General intelligence, che tenta di creare software dotato di una intelligenza simile a quella umana e della capacità di autoapprendimento». Pissarides, curiosamente, suggerisce ai giovani di non super specializzarsi: «L’intelligenza artificiale potrebbe imparare in fretta e superarci, oppure si svilupperanno nuovi filoni di saperi che renderebbero obsolete le competenze acquisite». Il segreto, aiutati dalle discipline Stem, è “imparare come imparare”. Le vecchie competenze, invece, resteranno per i lavori legati all’assistenza (ecco la silver economy) e l’ospitalità. L’economista ed ex ministro Elsa Fornero ha chiesto dal pubblico a Christopher Pissarides le tre regole che darebbe subito allo sviluppo dell’intelligenza artificiale. «Primo, i due principali produttori, Usa e Cina – ecco la sua risposta – dovrebbero negoziare i criteri di sviluppo. Secondo, trasparenza rispetto a ciò che si sta sviluppando. Terzo, incentivi a chi privilegia l’attenzione all’uomo, per essere molto chiari un sostegno a chi sviluppa cure mediche e non armi di distruzione di massa sempre più devastanti».
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