Marche

in un anno persi 751 lavoratori. L’export è crollato, sale la cassa integrazione

FERMO Calzatura in trappola. Non sembra esserci una via d’uscita per la scarpa fermana che dall’autunno 2023 sta vivendo un lungo periodo down. Il 2024 è stato un anno molto difficile, il 2025 per certi aspetti lo è ancora di più e si attende una ripresa che gli analisti economici hanno indicato possa arrivare l’anno prossimo. Chi sostiene che potremo percepirla dal primo semestre, chi invece afferma che una vera inversione di tendenza si avrà nel secondo semestre. Comunque le aziende, ormai stremate, dovranno aspettare ancora un anno per avere una boccata d’ossigeno.

Confindustria

Per Valentino Fenni, presidente della sezione calzatura di Confindustria Fermo e vicepresidente di Assocalzaturifici, c’è un fattore che più degli altri determina il calo delle vendite di scarpe. Ed è un fattore destinato a durare nel tempo. «Quello che influisce di più è il cambiamento dei consumi delle famiglie» afferma Fenni. Che poi spiega: «La moda, le scarpe in particolare, non sono in cima ai desideri. Per cui si spende per la vacanza, per andare al ristorante, per la bellezza e la salute ma non per l’abbigliamento. Le 250 euro che per una cena stellata sono ben spese, ma per un paio di scarpe no. È una cifra troppo alta. Anche se la cena dura poche ore e il paio di scarpe più anni» spiega l’imprenditore di Grottammare. Secondo il quale bisognerà aspettare che questo scenario cambi e che la moda torni ad interessare le persone per poter vedere un aumento delle vendite di scarpe.

Le illusioni

Il disinteresse verso la moda è trasversale e abbraccia sia le famiglie alto spendenti sia quelle che fanno fatica ad arrivare a fine mese. «Veniamo da una sbornia post Covid che ha lasciato strascichi importanti. Il 2022 e 2023 sono stati anni anomali in cui le famiglie hanno consumato di più perché venivano da un biennio in cui avevano speso poco o niente» osserva lo stesso Fenni. Il 2022 e 2023 hanno illuso le imprese che, in più di un caso, hanno deciso importanti investimenti da destinare all’ampliamento della produzione, proprio quando questa era prossima a fermarsi.

«La liquidità delle aziende preoccupa. Durante la pandemia molte imprese hanno attinto ai prestiti per poter superare quel momento, ma ora si ritrovano a dover restituire i soldi in un periodo in cui non si genera fatturato» spiega il presidente dei calzaturieri fermani. Per Fenni i posti di lavoro persi sono il risultato della crisi del settore, acuita dalla guerra tra Russia e Ucraina, che nelle Marche pesa tantissimo. «Una buona parte dei posti di lavoro persi è dovuta al fatto che il calzaturificio non sostituisce il personale che va in pensione. In alcuni casi le imprese vorrebbero trattenere al lavoro il pensionato per formare le nuove generazioni ma il sistema fiscale ostacola ciò. Per un pensionato non è economicamente vantaggioso lavorare» segnala Fenni.

L’export

Il 2025 si è aperto con un primo trimestre in cui l’export è sceso di nuovo. «Il secondo trimestre avrà un dato più alto rispetto al primo perché avvengono le spedizioni ma comunque avrà un segno meno rispetto all’analogo periodo del 2024» avverte Fenni. Nessun miglioramento dunque. Così come la geopolitica. L’elezione di Trump aveva fatto sperare ad una fine del conflitto tra Russia e Ucraina e invece oggi sono scoppiate altre guerre, compresa la battaglia dei dazi. Un contesto economico e sociale che genera incertezza e blocca investimenti e spese, comprese quelle delle famiglie. «Temo che il 2025 possa essere addirittura peggiore del 2024. Spero di sbagliarmi. E comunque speriamo in una ripresa per il 2026 perché la tenuta della filiera è sempre più a rischio ogni giorno che passa», conclude Fenni.




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »