In principio fu Cannes: alle origini del “caso Galvagno” ci sono gli scandali del Turismo
Per i magistrati palermitani sarebbe stata solo questione di seguire la corrente (turistica) del fiume di soldi. Per arrivare alle “mancette” Ars
In principio fu Cannes. O meglio: “Sicily, women and cinema“, l’evento da 3,75 milioni di euro di fondi regionali, «con procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando», per la società lussemburghese Absolute Blue. Certo: il finanziamento nel 2023 fu bloccato, dopo che La Sicilia lo aveva scoperto e raccontato. Ma, nel frattempo, le lenti d’ingrandimento della magistratura, anche di quella contabile, avevano deciso dove puntarsi: sui soldi gestiti dall’assessorato al Turismo della Regione Siciliana. È da qua che sembra sia partita l’indagine che, adesso, tocca il presidente dell’Assemblea regionale Gaetano Galvagno, due settimane fa sentito dalla procura di Palermo nell’ambito di un’inchiesta per corruzione rivelata ieri dal quotidiano La Repubblica.
In base alle informazioni emerse finora, sembra che per i magistrati guidati dal procuratore della Repubblica Maurizio De Lucia non sia stato difficile risalire il fiume (o seguire la corrente “turistica”) delle elargizioni regionali. Dal Turismo all’Ars, arrivando ai contributi ad associazioni ed enti vari ed eventuali infilati nei mille rivoli (allegati, tabelle e tabelline) delle leggi in materia finanziaria votate dall’Ars. A fare la differenza ci sarebbero le intercettazioni nelle mani dei pm, che poi avrebbero portato all’indagine a carico di Galvagno, della sua portavoce Sabrina De Capitani, dell’imprenditrice Marcella Cannariato e dell’imprenditore Nuccio La Ferlita.
I magistrati palermitani avrebbero trovato alcune fatture di De Capitani e dell’addetto stampa di Galvagno Salvatore Pintaudi, per lavori più presunti che reali. Un modo, secondo gli investigatori, per fare circolare il denaro. Lì sarebbe stata la corruzione. Insieme ad alcune «utilità» che avrebbe ricevuto Galvagno: biglietti gratis per qualche concerto, un noleggio d’auto regalato. «Gesti di cortesia», li avrebbe definiti il presidente dell’Ars quando è stato sentito in procura, dopo averlo chiesto lui stesso.
I fatti contenuti nell’informativa riguardano la Fondazione Tommaso Dragotto (per Cannariato) e la Puntoeacapo srl (per La Ferlita). Sarebbe stato l’intervento di Galvagno a consentire alla fondazione di ottenere, tramite un articolo delle variazioni di bilancio votate dall’Ars a novembre 2023, centomila euro dal dipartimento Politiche sociali «per lo svolgimento dell’iniziativa “Un magico Natale” in favore di ragazzi a rischio di marginalità sociale». Secondo l’indagine, la portavoce di Galvagno Sabrina De Capitani, indagata anche lei per corruzione, avrebbe avuto pagamenti per lavori mai eseguiti. «Nessun incarico è mai stato conferito dalla Fondazione Tommaso Dragotto ai collaboratori del presidente dell’Ars e che, comunque, né la scrivente né la Fondazione hanno assolutamente compiuto alcun illecito», si è difesa Cannariato con una nota diffusa ai giornali.
C’è poi il passaggio che riguarda Nuccio La Ferlita, catanese, imprenditore di successo nel settore dell’organizzazione di concerti e spettacoli dal vivo. La sua Puntoeacapo ha organizzato i concerti di Natale e Capodanno nel capoluogo etneo, resi possibili grazie al contributo di 200mila euro assegnato dalla Regione al Comune di Catania.
Da quando è uscita la notizia dell’indagine su Galvagno, il centrodestra sbandiera la sicurezza che il giovanissimo presidente – neoquarantenne di Fratelli d’Italia, paternese come il suo mentore e presidente del Senato Ignazio La Russa – chiarirà tutto e che ogni cosa si risolverà per il meglio. Il fatto, però, è che non sono molti a sapere di preciso cosa sia contenuto nelle carte della magistratura. E il timore di molti è che, come da un caso (Cannes) si è saltati a un altro (Galvagno), così da quest’ultimo si possa arrivare altrove. Di mancetta in mancetta.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA