in calo soprattutto le agricole e le manifatturiere

Con poco più di 5.000 iscrizioni e 5.000 cessazioni non d’ufficio, i primi nove mesi del 2025 confermano la crisi strutturale del sistema produttivo regionale. È quanto emerge dalla elaborazione dei dati di Movimprese da parte del Centro studi dell’Agenzia per lo sviluppo della camera di commercio del Gran Sasso d’Italia (Cresa): in calo soprattutto le imprese agricole, le manifatturiere, le edili e le commerciali mentre aumenta il solo terziario non commerciale.
Le imprese diminuiscono a Chieti e a Pescara, mentre restano stabili a L’Aquila e aumentano lievemente a Teramo.
Il terzo trimestre 2025 si è chiuso in Abruzzo con 144.035 imprese registrate, di cui 123.132 attive che rappresentano rispettivamente il 2,5% e il 2,4% delle imprese italiane. La distribuzione provinciale continua a vedere in testa Chieti che, con 43.220 registrate e 37.889 attive, detiene quote pari nell’ordine al 30% e al 30,8% dei totali regionali, seguono Pescara (36.063 registrate e 30.289, che corrispondono al 25% e al 24,6%), Teramo (35.373 e 30,386 imprese che rappresentano il 24,6% e il 24,7%) e L’Aquila (29.379 registrate e 24.559 attive pari al 20,4% e al 19,9%).
Per quanto riguarda la distribuzione per settore di attività si confermano assai più consistente della media nazionale la quota regionale di imprese agricole (16,6% contro 11,6%), allineata quella delle manifatturiere (8,6% contro 8,4%) e lievemente inferiori quelli delle costruzioni (13,2% contro 13,8%) e del commercio (20,3% contro 21,4%). Elevata ma non superiore a quella italiana l’incidenza percentuale delle imprese registrate operanti nel settore dei servizi non commerciali (34% contro 38%).
Tra le province spiccano il terziario a Pescara (61,7%), l’agricoltura a Chieti (25,5%), il manifatturiero a Teramo (11,2%) e l’edile a L’Aquila (16,9%).
Il saldo tra iscritte e cessate (al netto delle cessazioni d’ufficio) nel corso dei primi nove mesi dell’anno è di -270 unità derivante dai valori negativi di Pescara e Chieti (-333 e -39 aziende) solo in parte compensati da quelli positivi di Teramo e L’Aquila (+89 e +13).
Il tasso di crescita (rapporto percentuale tra il saldo di iscrizioni e cessazioni e lo stock di imprese di inizio periodo) nel periodo gennaio-settembre 2025 è in Abruzzo del -0,19% (Italia e L’Aquila: 0,0%), con Pescara che riporta un -0,9%, Chieti un -0,1% e Teramo un +0,3%.
Rispetto alla media nazionale la regione nei primi nove mesi dell’anno riporta un tasso di iscrizione (rapporto percentuale tra le iscrizioni e lo stock di imprese di inizio periodo) inferiore (3,7% contro 4,2%) e un tasso di cessazione (rapporto percentuale tra le cessazioni e lo stock di imprese di inizio periodo) superiore (3,9% contro 4,2%) con valori relativi alle iscrizioni migliori anche se lievemente solo a L’Aquila e Pescara, unica provincia che riporta anche un tasso di cessazione superiore alla regione.
Tra le fine del 2024 e il 30 settembre 2025, si legge nel report, in 31 comuni abruzzesi (10,2% era 8,2% nel 2024 superiore al 5,9% dei comuni italiani), tutti facenti parte delle aree interne, non si sono registrate nascite di nuove imprese. 16 di essi sono ubicati nella provincia dell’Aquila, 12 in quella di Chieti e 3 in quella di Pescara.
Nel periodo gennaio-settembre 2025 l’Abruzzo riporta un aumento di 1.103 imprese (+0,8%) frutto delle crescite dell’Aquila (+1.374 imprese, +4,9%) e di Teramo (+87 attività, +0,2%) e delle flessioni di Chieti (-29 imprese, -0,1%) e, soprattutto, Pescara (-329 unità, -0,9%).
È il risultato della tendenza iniziata già da anni verso una crescita della numerosità delle imprese del terziario non commerciale (+4.509 unità pari al +10,1% superiore al +6,7% italiano) e una flessione di quelle operanti negli altri settori. In particolare, l’agricoltura perde 436 imprese (-1,8% peggiore del -1,1% nazionale), il manifatturiero 116, l’edilizia 133 (nell’ordine -0,9% e -0,7% meno accentuati del -1,3% e -1,8% italiani), il commercio 2.713 con una flessione dell’8,5% (-8,1% nella media nazionale).
L’andamento provinciale dei diversi settori rispecchia la tendenza regionale con flessioni più incisive rispetto ad essa dell’agricoltura a Chieti (-2,2%), del manifatturiero e delle costruzioni a Pescara (-2,0% e -1,3%) e del commercio a L’Aquila (-9,7%) che mette a segno al tempo stesso anche il maggior aumento delle imprese di servizi non commerciali (+25,1%). Per quanto riguarda questi ultimi, in regione il settore più rilevante quanto a numero di imprese è l’alloggio e ristorazione (24% del totale dei servizi superiore al 20,6% medio nazionale), seguito da quelli delle attività professionali, scientifiche e tecniche e delle attività amministrative e di servizi di supporto (con pesi entrambe in Abruzzo come in Italia intorno all’11%), dalle attività immobiliari (9,5% inferiore al 14,7% nazionale).
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