Marche

in 500 metri 19 locali chiusi


ANCONA – La desertificazione commerciale sta divorando via Matteotti. Sono almeno 19 le vetrine vuote che si incontrano nei 500 metri che separano largo Cappelli e via Bernabei. Portali che un tempo conducevano ad attività che oggi non esistono più. Bar, negozi d’abbigliamento e laboratori creativi di cui oggi, se va bene, restano soltanto l’insegna e qualche cartello appeso ai vetri opacizzati dal tempo.

 

La tendenza

«Non c’è turnover» osserva Stefano Laurenzi, proprietario del Bar Loris. Aggiunge: «Ci sono tanti locali che aspettano che qualcuno intervenga». Magari negozi storici, chiusi per il pensionamento dei titolari ma che non suscitano più interesse in altri imprenditori. «Sicuramente va ad impattare il discorso dei prezzi» commenta Bruno Cioci, agente della Global Immobiliare. Spiega: «Chi entra nei locali da nuovo imprenditore, difficilmente va avanti». Il caro affitti è uno dei diversi fattori che porta alla tragica conseguenza: «Non c’è richiesta per i locali commerciali, in modo maggiore nel centro città».

I costi alle stelle

Difficile parlare di prezzi medi. Sia perché dei 19 locali sfitti (di cui 4 in ristrutturazione, arriveranno prossimamente nuove attività), meno di un terzo espone un cartello di vendita o affitto. Sia perché di annunci online ce ne sono pochi. Per via Matteotti ce n’è uno solo: 500 euro al mese per i 48 metri quadri di una vecchia libreria. «Sugli affitti non c’è una logica» avverte Cioci. Estendendo il discorso alla Spina dei corsi: «Ci sono locali di 30 metri quadri a 2mila euro e altri di 70 metri quadri a 2800». «Ormai le attività che aprono sono tutte legate al mondo del food» è l’altro elemento portato in dote da Simone Grandi, titolare di un negozio di targhe e coppe in via Matteotti. Basta guardarsi intorno: delle prossime quattro aperture, due saranno legate al cibo. Ovvero un bar ed una pizzeria, aperti nei locali che furono del Bar del Centro e della pizzeria AMA. Le altre: un parrucchiere e uno studio di architettura. Perché in via Matteotti, ormai, di negozi vecchio stile ce ne sono rimasti pochi. Una commerciante ci fa notare come alcuni siano diventati abitazioni al piano terra, magari affittate agli studenti. Altri ospitano un mare magnum di agenzie immobiliari, di studi professionali e laboratori o magazzini. In un caso, un foglio di carta appiccicato sull’insegna di un vecchio bar informa che il locale è diventato l’appoggio di un ingegnere.

«Qui manca sicuramente una tabaccheria (ce n’erano tre, tutte chiuse, ndr) e qualche negozio di vestiti» rilancia Laurenzi. Nota: «Di passeggio ce n’è poco, non ci sono negozi di tiro». Ormai via Matteotti vive di uffici e tribunale. «Sono rimasti i servizi» dice il barista. «Da quando ha chiuso l’Umberto I, il lavoro è calato molto» rilancia Grande. Tant’è che si guarda con un po’ di speranza alla riapertura in salsa poliambulatoriale. «Siamo tutti in attesa che succeda» si limita a dire. Parlando con un’altra commerciante, ci fa notare come durante tutta la mattinata non sia ancora entrato un cliente. Sarà l’ora prossima al pranzo, ma anche noi, durante il sopralluogo, non incrociamo nessuno all’interno dei negozi che visitiamo. Ma se uno dei problemi cardine è il prezzo dei locali, perché non abbassare la richiesta? «La gente non riesce a capire che conviene affittare i locali a meno piuttosto che tenerli vuoti» risponde Cioci. «E queste sono le conseguenze, il centro si sta spopolando» aggiunge. Riassume: «In centro la richiesta è zero, poi quei pochi che sarebbero interessanti non riescono ad entrare con le richieste (economiche, ndr) attuali».




Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »