Impianto a biomasse sulla Prenestina: Tar dà il via libera nonostante le proteste | Il Fatto Quotidiano
Lungo la via Prenestina, al di fuori del Grande Raccordo Anulare, sorgerà un impianto a biomasse. Nello spazio inedificato tra Colle Monfortani e Colle Prenestino, “a 500 metri dall’Istituto superiore Emilio Sereni”, scrivono i Comitati. Il Comitato di Quartiere Colle Prenestino, insieme a quelli Colle Monfortani, Nuovo Prato Fiorito, Nuova Ponte di Nona, Nuova Tor Bella Monaca, tante cittadine e cittadini, Uniti insieme, oltre all’Associazione consumatori Konsumer Italia, incassano la sconfitta, dopo anni di manifestazioni, proteste e petizioni. Con il reiterato supporto dell’amministrazione del municipio VI. La sentenza del Tar del Lazio chiude la vicenda, forse. Dichiarando i ricorsi “in parte irricevibili per tardività”, mentre “in parte li respinge”. Anche se per gli abitanti della zona “il Tar ha puntato tutto sugli aspetti formali, senza prendere in considerazione i reali rischi ambientali e la trasformazione del territorio”.
Il “Progetto per un impianto per riciclo di biomasse e richiesta di connessione alla rete elettrica esistente dell’impianto di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili situato in via Prenestina 1280” viene presentato alla Regione Lazio dalla Società Agricola Salone Srl a maggio 2019, “ai fini degli adempimenti previsti per l’espressione delle valutazioni sulla compatibilità ambientale”. Esteso su un’area di 41.300 metri quadrati, è previsto che l’impianto tratti ogni anno 75mila tonnellate di rifiuti dei quali 50mila organici, il restante di rifiuti verdi. Sostengono i Comitati in un report sui possibili effetti avversi: “Un impianto che presenta importanti ed evidenti criticità che sono state superate per favorire più gli interessi economici che i privati hanno sulla gestione dei rifiuti che la millantata urgente “pubblica utilità”. Un progetto che ad aprile 2021 l’area Valutazione Impatto Ambientale della Regione Lazio aveva ritenuto non compatibile, in quanto “troppo vicino alle case e ai luoghi sensibili, come le scuole”.
Ma successivamente il progetto, parzialmente rivisto, per il Tar viene regolarmente autorizzato sia dalla Regione che della Città metropolitana di Roma. Contrariamente a quanto sostenuto nei ricorsi della Konsumer Italia e dei Comitati. Che contestavano in particolare alla Regione Lazio la Determinazione del 29 marzo 2024 della Direzione Ambiente, Cambiamenti climatici, transizione energetica e sostenibilità, Parchi con cui “ si esprime pronuncia di compatibilità ambientale”. Ma anche, il 24 maggio dello stesso anno, il rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale da parte della Direzione Regionale Ambiente, Transizione Energetica e Ciclo dei Rifiuti. Infine, a dicembre, il rilascio del Procedimento Autorizzativo Unico Regionale.
Per quanto riguarda la Città metropolitana di Roma, attraverso il Dipartimento III Ambiente e tutela del territorio, le contestazioni riguardavano l’Autorizzazione unica di luglio 2024 rilasciata alla Ibes Green srl per il progetto di “Realizzazione di uno stabilimento adibito all’attività di produzione di energia elettrica da biogas derivante dal trattamento aerobico ed anaerobico di rifiuti non pericolosi”. Ma anche la determina dirigenziale, adottata a dicembre 2024, con la quale viene sancito che “la proposta di parziale riconversione dell’impianto di produzione di energia elettrica alimentato a biogas della Ibes Green srl non rappresenta una modifica sostanziale dell’Autorizzazione Unica”.
In aggiunta si contestava al Sindaco Gualtieri, in quanto Commissario Straordinario di Governo per il Giubileo Chiesa Cattolica 2025 come stabilito dalle disposizioni commissariali del novembre 2024, di non essersi occupato direttamente dell’impianto. Altro punto contestato: la localizzazione. Per Comitati e Konsumer Italia “nell’ambito del sistema ambientale e agricolo dell’Agro Romano, quindi in violazione delle Norme tecniche attuative del Piano Regolatore Generale, oltre che dei criteri di destinazione di zona previsti dallo strumento urbanistico”. Tutto in regola per il Tar che nella sentenza aggiunge: “Con riferimento ai profili paesaggistici, a luglio 2025 la Soprintendenza competente ha espresso un ulteriore parere di compatibilità in ordine alla realizzazione dell’impianto”. E’ possibile che la questione venga portata al Consiglio di Stato. Chi abita le zone in cui dovrebbe essere realizzato l’impianto non vuole arrendersi.
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