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Impeachment per Yoon: ora decideranno i giudici. Migliaia in piazza a Seul


Impeachment per Yoon: ora decideranno i giudici. Migliaia in piazza a Seul

Yoon Suk-yeol è tornato nuovamente in tv per parlare alla nazione. E se lo scorso 3 ottobre, dall’emittente Kbs, aveva annunciato ai coreani di voler imporre la legge marziale, ieri ha dichiarato che si farà da parte, nel rispetto della mozione di impeachment approvata dal Parlamento, esortando allo stesso tempo la fine della politica di eccessi e di scontri tra le forze politiche. Il maldestro tentativo di golpe era durato appena sei ore, bocciato dai parlamentari che nel corso della notte, pur sotto la minaccia dei blindati dell’esercito posizionati nelle zone strategiche di Seul, e con il generale Park An-su che impartiva restrizione draconiane, si erano stretti attorno al più tangibile pensiero democratico.

La mozione di impeachment, promossa dalle opposizioni, è passata al secondo tentativo dopo il nulla di fatto di sabato scorso. Questa volta i 108 deputati del People Power Party, il partito al governo di Yoon, hanno aderito al voto, con diversi parlamentari che si sono espressi a favore e hanno permesso di centrare il quorum dei due terzi dell’assemblea. I sì sono stati 204 sui 300 votanti, superando la soglia richiesta dei due terzi a quota 200. Considerando che il blocco delle opposizioni raggruppate attorno al Partito Democratico poteva disporre di 192 voti, significa che 12 deputati del People Power non hanno fatto gioco di squadra. Yoon è stato quindi sospeso dalle sue funzioni in attesa del responso della Corte costituzionale sulla fondatezza o meno dell’impeachment, mentre i suoi poteri sono stati trasferiti al premier Han Duck-soo. Dopo il via libera dell’Assemblea nazionale, ci sono state manifestazioni di gioia, tra balli e canti, delle decine di migliaia di persone riunitesi nel grande sit-in davanti al Parlamento. Le immagini hanno fatto il giro del mondo. Han Duck-soo ha assicurato ogni sforzo utile per costruire un governo stabile: «Darò tutto me stesso per aiutare la Corea del Sud a uscire dalla peggiore crisi politica degli ultimi decenni». Un’impresa tutt’altro che semplice, soprattutto alla luce della spaccatura che si è creata all’interno del People Power Party, con una fronda che ha ufficialmente chiesto nella notte le dimissioni di Han e nuove elezioni.

Il tentato putsch del 3 dicembre aveva riportato alla mente quanto accaduto il 1° settembre del 1980, quando il generale Chun Doo-hwan prese con la forza il comando della nazione, mantenendolo per otto anni. Il suo regno fu segnato dall’uso diffuso della tortura contro i dissidenti e dalla repressione della libertà di parola. Yoon il 3 ottobre aveva dichiarato a sorpresa la legge marziale d’emergenza, spiegando di voler proteggere il Paese dalle forze comuniste, dalle ingerenze di Pyongyang, e dalle dispute parlamentari che a suo modo di vedere stavano trasformando la Corea del Sud in «un paradiso della droga e in uno stato a digiuno di sicurezza pubblica».

Ieri, dopo l’impeachment, Yoon ha anche avuto un moto d’orgoglio, sostenendo di aver dovuto «mettere in pausa il viaggio che è stato duro ma felice, difficile ma gratificante. Sono frustrato che i miei sforzi saranno vani. Il mio è un arrivederci».


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