Il walking bass si scrive a matita, parola di Ares Tavolazzi
Costruire una linea di walking bass efficace significa pensare, scrivere, ascoltare e accettare l’errore: una lezione di consapevolezza musicale.
Hai mai sentito quel basso che cammina sotto in un vecchio standard jazz e ti sei chiesto come cavolo si costruisce una linea così? No, non si tratta solo di mettere una nota dopo l’altra a tempo, sperando che funzioni.
Il walking bass è un’arte, un esercizio di equilibrio tra armonia, ritmo, ascolto e intenzione. E imparare a farlo bene, anche quando pensi di averlo capito, è tutta un’altra storia.
Oggi ne parliamo partendo da alcune riflessioni illuminanti di Ares Tavolazzi, tra i nomi più autorevoli del contrabbasso italiano, raccolte in un corso disponibile su Musicezer intitolato Contrabbasso: istruzioni per l’uso.
Ma prima, mettiamo le mani nella vera “ciccia” del problema.
Camminare sì, ma con stile
Il walking bass non è un semplice accompagnamento. È il cuore pulsante del groove in tanti contesti jazz, swing, blues e anche funk più o meno contaminato.
Non è solo la tecnica o l’orecchio. È la capacità di pensare in armonia mentre si suona in ritmo. Di conoscere gli accordi ma anche di saperli attraversare con le note giuste, al momento giusto.
Una buona linea di walking deve sostenere l’armonia, ma anche disegnare una melodia coerente e piacevole.
La tentazione dell’automatismo
Uno dei rischi più grandi per chi inizia (ma anche per chi suona da tempo) è l’automatismo: usare sempre gli stessi giri, gli stessi pattern, le stesse diteggiature. Tavolazzi lo dice chiaramente:
“Abbiamo bisogno di pensare. Sennò siamo pieni di automatismi. Perché spesso sappiamo quelle cose e quando siamo sul palco ci muoviamo all’interno di quelle cose”
È un tema ricorrente nel suo approccio: l’esercizio non deve diventare una gabbia. Serve a sviluppare una mappa mentale, non a percorrere sempre la stessa strada. Soprattutto quando si parla di standard jazz, dove ogni accordo può essere un bivio, un’incognita, un’occasione di cambiamento.
Il metodo della carta e matita (che funziona davvero)
Un consiglio pratico (e molto concreto) che emerge nelle sue lezioni è quello di scrivere le linee di basso a mano. Sembra un ritorno al passato, invece è potentissimo.
“Prendere un pentagramma e iniziare a scrivere delle linee di walking bass, che magari non suoneremo mai, o forse, però ci serviranno perché ci faranno memorizzare il brano e allo stesso tempo capiremo un sacco di altre cose”
Scrivere, cancellare, riscrivere: è un modo per pensare attivamente, per non limitarsi a reagire. E anche per visualizzare la linea, come una melodia a tutti gli effetti.
Cromatismi, quinte e scivolate: gli ingredienti segreti
Oltre all’armonia di base, un buon walking si nutre di note cromatiche, passaggi per intervalli, note di approccio. Tavolazzi fa diversi esempi, come usare la quinta bemolle per connettere gli accordi o le note “fuori scala” da piazzare sul terzo o quarto movimento della battuta per “scivolare” sull’accordo successivo.
Prendi uno standard come All the things you are: usarlo per esercitarsi a connettere accordi attraverso passaggi cromatici logici e mirati può davvero cambiare la tua concezione del walking. E no, non è una cosa che puoi improvvisare dal nulla: va studiata, provata, interiorizzata.
Allenarsi come si deve (non solo sullo strumento)
Ecco alcuni esercizi che puoi provare da subito per mettere in pratica questi concetti:
- Scrivi a mano su un pentagramma la linea di basso di uno standard semplice. Concentrati intanto sulle relazioni armoniche, non sulla bellezza del risultato.
- Arpeggia tutti gli accordi di un brano su due ottave, cercando di collegarli con scale, note cromatiche o quinte ascendenti/discendenti.
- Canta la linea che hai scritto, prima di suonarla. Se non riesci a cantarla, probabilmente è troppo complessa o non ha senso musicale.
- Registra te stesso mentre suoni con un metronomo o backing track. Poi ascoltati senza suonare: il groove tiene? Il movimento ha senso? Ti “trascina”?
Quando l’errore non conta (e la musica va avanti)
Un tema che Tavolazzi affronta con lucidità è la gestione dell’errore. Durante il live, l’errore accade. Il punto è che non deve fermare la musica. Non siamo programmati per essere perfetti, ma per stare nel flusso.
“Il tempo deve andare avanti. Devo essere in quello che faccio, per cui se faccio un errore devo metterlo subito da parte, perché la musica va avanti, il mio sbaglio non conta più, è passato”
Ecco una delle lezioni più difficili (ma fondamentali) per ogni musicista: accettare l’imperfezione e continuare a suonare. Perché non siamo lì per dimostrare qualcosa. Siamo lì per suonare, punto.
Vuoi approfondire?
Tutti questi temi sono affrontati in modo diretto e pratico nel corso Contrabbasso, istruzioni per l’uso di Ares Tavolazzi, disponibile su Musicezer. Un percorso ideale per chi vuole sviluppare un approccio consapevole, musicale e soprattutto personale al proprio strumento.
Adesso tocca a te
Prova questi esercizi, scrivi, ascolta, registra. E poi raccontaci com’è andata: hai scoperto qualcosa di nuovo? Ti sei accorto di qualche automatismo? Ti sei bloccato su certi passaggi? Raccontacelo nei commenti, qui sotto.
E ricordati: il walking non è camminare. È danzare con le note.