Il video dell’arresto e tutti i dubbi sulla morte di Pescara
Il video girato da una passante, che ha ripreso da lontano tre poliziotti mentre bloccano a terra Riccardo Zappone in Strada Comunale Piana, la mattina del 3 giugno scorso, è al vaglio della Procura di Pescara. Sono appena sedici secondi, girati da lontano con un telefonino. Uno dei tre agenti sembra premere con il ginocchio sulla schiena del 29enne che si dimena a terra, si direbbe all’altezza delle spalle. Almeno in quegli attimi nessuno dei poliziotti sembra colpire il giovane, in cura per problemi psichiatrici, già sottoposto in passato a Trattamento sanitario obbligatorio. Non è l’unico video girato da privati, altri non li abbiamo visti ma sono già nella disponibilità dell’ufficio guidato dal procuratore Giuseppe Bellelli, dove a condurre le indagini è il sostituto Gennaro Varone. L’inchiesta non è a carico degli agenti, ma di tre pescaresi che avrebbero pestato giovane prima dell’arrivo della polizia: il meccanico Angelo De Luca di 61 anni, suo fratello Paolo di 54 noto per vicende di criminalità comune e il genero del primo, il 36enne Daniele Giorgini. Le posizioni dei tre sembrano diverse tra loro, anche perché non hanno neanche gli stessi avvocati.
Il magistrato è partito dalle immagini di una telecamera di sicurezza pubblica, collocata poco più in là lungo Strada Comunale Piana, quartiere San Donato: “Indicano – scriveva il pm Varone nel decreto di perquisizione di venerdì scorso – che Zappone Riccardo sia stato percosso dalle persone qui sottoposte alle indagini, con calci e pugni compatibili con le lesioni costali (rivelate dalla Tac Total Body e confermate dall’autopsia), le quali appaiono causalmente connesse alla patologia che ha condotto alla morte (sopravvenuta per sommersione interna emorragica in trauma toracico chiuso)”. Non è chiaro se la rissa, anche se sarebbe meglio dire il pestaggio, sia iniziata perché Riccardo disturbava – come ha detto il meccanico a Il Centro – o ci fossero questioni di droga. Il pm propende per la seconda ipotesi: “L’aggressione – scriveva ancora Varone – è avvenuta da più persone con una foga non compatibile con il risentimento per una qualche attività molesta allo Zappone imputabile; è, piuttosto, suggestiva di un conflitto dovuto a pregresso rapporto personale. Tali rapporti ben possono avere avuto riguardo a fatti di droga, considerando che risulta avere lo Zappone, positivo alla cocaina, prelevato nelle prime ore del 3.6.2025 duecento euro e che è stato trovato in possesso soltanto di trenta”.
Secondo le prime risultanze dell’autopsia, eseguita dal professor Cristian D’Ovidio dell’Università di Chieti alla presenza anche di consulenti di parte, Zappone avrebbe subito una lesione alle costole dorsali e un’emorragia interna toracica. Potrebbe averla provocata un agente? Non si sa. Il medico legale dovrà anche dire, tra molte altre cose, se un intervento più tempestivo dei soccorsi avrebbe potuto salvare il 29enne: non è affatto certo, vista l’emorragia. Gli agenti della volante, intervenuta dopo varie segnalazioni della rissa, almeno una fatta su indicazione di Angelo De Luca, hanno provato a bloccare il giovane, che dava in escandescenze secondo diverse testimonianze. L’hanno anche colpito due volte con il taser, la pistola elettrica. Anzi, la vicenda inizialmente ruotava attorno al taser, ma poi l’autopsia ha escluso che il decesso fosse riconducibile ai dardi sparati dall’apparecchio. I poliziotti hanno ammanettato Riccardo, decisi ad arrestarlo per resistenza a pubblico ufficiale. Un arresto che per legge è facoltativo, non obbligatorio, e forse discutibile viste le condizioni del giovane. “Che bisogno c’era di arrestarlo?”, chiede dal primo giorno il padre, Andrea Zappone, maestro di musica molto noto nella zona. Ma gli stessi agenti hanno anche chiamato il 118, che li ha raggiunti in questura quando ormai era tardi. Le immagini di un’altra telecamera mostrano i poliziotti che accompagnano il ragazzo nella camera di sicurezza, gli tolgono le manette, se ne vanno. Poco dopo Riccardo si accascia sul tavolino che ha di fronte, nessuno lo vede ma perde i sensi. Quando arrivano i sanitari è tardi. Pestato e poi arrestato. Una morte terribile per un ragazzo che aveva solo una colpa: stava male.
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