Il Veneto ai veneti”: 10mila firme per il terzo mandato di Zaia. E il governatore gongola: “E’ una chiamata di popolo
La raccolta firme a favore del terzo mandato di Luca Zaia come presidente della Regione Veneto “è una chiamata di popolo“. A dirlo è lo stesso governatore nelle ore in cui la Liga Veneta sta portando avanti la petizione con l’azione operativa di oltre 320 sezioni del partito. “Io non ho promosso questa raccolta di firme, ringrazio per questa attestazione di stima, è una chiamata di popolo – dice Zaia – non sto portando avanti battaglie personali, quello che dovevo dire l’ho detto”. E intanto però sono già 10mila le firme a suo sostegno, un sondaggio per sfondare le regole ritenute ormai obsolete.
Alberto Stefani, segretario della Liga Veneta che ha dato il via all’iniziativa, spiega: “Con la nostra raccolta firme chiediamo in primo luogo che vi sia lo sblocco dei mandati per il presidente Zaia; in subordine, che il candidato presidente in questa regione spetti al partito che in Veneto, più di tutti, raccoglie 159 sindaci e 1178 amministratori. Un patrimonio di persone che dal punto di vista quantitativo e non solo qualitativo, fa la differenza”. Stefani – giovane deputato di Camposampiero, al secondo mandato alla Camera – ribadisce un concetto già espresso nei giorni scorsi dallo stesso Zaia: il candidato a prendere il posto di Zaia non potrà che essere scelto insieme e d’intesa con la Lega. Questa raccolta firme, sottolinea, “è un percorso per sentire la voce dei ‘veneti’, la raccolta firme è un sondaggio fatto in carne ed ossa, non dietro lo schermo di un computer, ma stringendo mani e parlando con la gente, questo è il dna del nostro partito”. “Zaia è un presidente della Lega – insiste -, faremo insieme a lui le valutazioni migliori. Ma Zaia continuerà ad essere il protagonista del Veneto dei prossimi anni”. La raccolta di adesioni nelle piazze, assicura Alberto Villanova, capogruppo della Lega in consiglio regionale, continuerà anche nei prossimi fine settimana.
Sul terzo mandato resta diversa la strategia del presidente della Campania Vincenzo De Luca. “Non è che decidono da Roma quello che dobbiamo fare nei territori”. De Luca si affida alla Consulta che dovrebbe decidere sulla questione a metà aprile. Intanto il presidente campano ha già costituito il suo collegio di difesa per sostenere che il limite dei due mandati consecutivi scatta solo da quando le regioni recepiscono la legge del 2004. Il che permetterebbe al governatore di ricandidarsi. Se i giudici dovessero dargli ragione – una strada che sembra in salita, – De Luca non demorde: “indipendentemente da quello che dirà e farà il Pd scenderò in campo”. Ma indiscrezioni sostengono che il punto di caduta per De Luca potrebbe essere la candidatura a sindaco di Salerno, una sorta di ritorno alle origini che diventerebbe un’onorevole exit strategy. Anche se col rischio della presenza di un ingombrante presidente-ombra.
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