Economia

Il vending piace agli italiani ma rallenta per gli effetti di cassa integrazione e smart working


Un settore innovativo, che piace molto agli italiani ma in calo a causa della situazione economica generale e minacciato dall’impossibilità di accesso ai finanziamenti della Transizione 5.0 e dall’imminente entrata in vigore del Regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (Ppwr), che rischia di vanificare gli investimenti fatti dal comparto sull’economia circolare. Questa è la sintesi della situazione che sta vivendo il vending, dalla fotografia di Confida (associazione italiana distribuzione automatica), durante gli Stati generali del settore tenutisi a Roma nella sede di Confcommercio-Imprese per l’Italia, alla presenza di 200 imprenditori del settore e di numerosi rappresentanti delle istituzioni.

Nei primi sette mesi dell’anno infatti, il settore ha registrato un calo delle consumazioni del 4,6% dovuto principalmente al calo della produzione industriale che ha portato all’aumento della cassa integrazione e quindi a meno presenze nelle aziende (considerando che la distribuzione automatica sviluppa il 37% delle consumazioni nel manifatturiero), al calo dei consumi alimentari fuori casa causati dall’aumento dei prezzi per gli effetti dell’inflazione e dello smart working utilizzato ormai regolarmente dal 31% degli italiani. A tutto questo poi, si aggiungono le mutate abitudini di consumo, sempre più personalizzato, che causano una frammentazione crescente delle identità alimentari. Nonostante tutto questo, secondo una ricerca realizzata da Ipsos per Confida, per il 79% degli italiani le vending machine rappresentano un’alternativa comoda e veloce per il consumo di bevande e alimenti ed offrono un’esperienza di uso semplice e immediata. Per il 74% la distribuzione automatica rappresenta un momento di evasione dalla routine, mentre il 64% dei consumatori considera il settore innovativo.

“Il calo delle consumazioni della distribuzione automatica” illustra Massimo Trapletti, presidente di Confida, “ha portato, come conseguenza, anche ad una riduzione del 28% nei primi sei mesi del 2025 della vendita di vending machine nuove, una produzione di eccellenza del Made in Italy, che vive anche una crescente concorrenza di produttori asiatici le cui vending machine, talvolta, non rispettano le normative europee oppure provengono da Paesi in cui la manodopera è sottopagata e poco tutelata”. Per questo, per le aziende del settore il piano Transizione 5.0 era un provvedimento molto atteso ma, continua Trapletti, “non si è potuto utilizzare per le difficoltà applicative. Auspichiamo pertanto che la revisione contenuta nella legge di Bilancio renda più agevole l’accesso al beneficio per le nostre imprese”. Ma ci sono altre situazioni critiche, come la mancanza di un protocollo integrativo al contratto collettivo del commercio per inquadrare meglio le specificità delle professionalità del vending.

“Il settore della distribuzione automatica include circa 30.000 addetti, per un totale di 3.000 imprese” aggiunge Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio, “un numero decisamente sufficiente per prendere in considerazione di elaborare un protocollo dedicato al mondo del vending che integri il nostro principale contratto collettivo nazionale al prossimo rinnovo, dando al settore le specifiche necessarie a valorizzare le proprie qualità”. Un’altra problematica emerge dal Regolamento europeo sugli imballaggi e i rifiuti da imballaggio (Ppwr) che entrerà in vigore il prossimo anno, nella parte degli obbiettivi di riutilizzo e dell’introduzione dei sistemi di deposito e cauzione che vanificherebbero gli investimenti fatti negli anni sul riciclo degli imballaggi. Con il progetto di economia circolare “RiVending” sono stati diffusi oltre 16mila cestini per il riciclo della plastica in 2.500 aziende di tutta Italia. E ora il comparto chiede alle istituzioni italiane che nell’applicazione del Ppwr venga esentato tenendo conto delle particolari caratteristiche della distribuzione automatica.


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