Veneto

il sito è ancora operativo

Video privati rubati dalle videocamere di sorveglianza ancora in vendita: non ancora oscurato il sito che vende filmati intimi privati hackerando le telecamere di sicurezza.

Nonostante la scoperta avvenuta nelle ultime ore, la piattaforma web che permette di accedere a immagini rubate da videocamere di sorveglianza private è ancora in piena attività. Si tratta di un portale che, dietro pagamento di un abbonamento, offre l’accesso a una vasta quantità di contenuti raccolti senza alcun consenso da dispositivi installati in abitazioni private, ma anche in studi medici, centri estetici e altri luoghi sensibili, sia in Italia che all’estero.

La vicenda è stata portata alla luce da Yarix, azienda di cybersicurezza con sede a Treviso, specializzata nell’analisi e nella protezione dei sistemi informatici. La società ha denunciato l’esistenza di questo inquietante mercato digitale, sottolineando come il fenomeno non sia circoscritto a un solo sito, ma che esistano diverse piattaforme analoghe, seppur con quantità inferiori di contenuti.

Il problema, spiegano gli esperti, non è solo tecnico ma anche giuridico. L’oscuramento di tali portali, infatti, non può avvenire in tempi rapidi: la procedura richiede l’intervento della Procura distrettuale di Venezia, che deve avviare accertamenti preliminari prima di disporre un provvedimento formale. Nel frattempo, le indagini sono state affidate alla Polizia postale del Veneto, chiamata a raccogliere e verificare gli elementi emersi.

Intanto, Yarix – controllata al 55% dal gruppo toscano Var Group – ha comunicato di aver individuato ulteriori servizi simili a quello scoperto inizialmente. Questi portali, sebbene meno forniti di materiale, funzionano con lo stesso meccanismo e rappresentano un chiaro segnale della diffusione di una pratica preoccupante: la violazione sistematica della privacy tramite l’intrusione nelle telecamere domestiche e professionali.

La vicenda solleva interrogativi urgenti sul livello di sicurezza delle apparecchiature utilizzate quotidianamente da milioni di cittadini. Telecamere di sorveglianza, baby monitor, dispositivi smart: tutti strumenti che, se non adeguatamente protetti, rischiano di trasformarsi in occhi indiscreti al servizio del mercato nero del web. Gli specialisti ricordano che spesso basta una configurazione errata, una password debole o non aggiornata, per spalancare le porte a intrusioni di questo tipo.

Mentre le autorità lavorano per risalire agli autori e procedere con i necessari provvedimenti giudiziari, resta l’amara constatazione che la piattaforma incriminata continui a funzionare, alimentata da abbonamenti di utenti senza scrupoli. Una vicenda che dimostra ancora una volta come la protezione dei dati personali sia una sfida sempre più complessa, in cui tecnologia, giustizia e consapevolezza individuale devono agire di pari passo per tutelare la privacy di tutti.


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