Il sismografo di Arezzo ha registrato il terremoto in Russia: la spiegazione scientifica
Uno dei terremoti più forti della storia si è verificatp il 29 luglio scorso in Russia. La zona colpita dal sisma di magnitudo 8.8 è stata quella della Kamčatka. Una scossa di alcuni minuti che, sembra incredibile ma è vero, è stata registrata a quasi 9mila chilometri di distanza, dal sismografo installato nella zona di Olmo ad Arezzo.
Per capire meglio e interpretare i dati del sismosgrafo parla l’esperto, Thomas Braun, sismologo dell’istituto nazionale di geofisica e vulcanologia.
La spiegazione scientifica a cura di Thoma Braun
Alle 09:25 (ora locale) del 30 Luglio 2025 i cittadini della capitale della Kamchatka “Petropavlovsk”, hanno percepito delle fortissime sollecitazioni, provenienti da un evento sismico che si è verificato davanti alla costa orientale della penisola in una profondità di 35 km (stella verde). Con una magnitudo di M8.8 questo terremoto è il sesto più forte mai registrato nei 150 anni di storia della sismologia. Per fare un paragone: l’energia sismica liberata corrisponde a 7500 terremoti di un evento di magnitudo 6.2, come per esempio quello di L’Aquila del 2009). Fortunatamente i danni a persone e strutture in Kamchatka sono state relativamente lievi, in quanto l’evento sismico è stato rilevato a una distanza di 130 km e l’area costale è scarsamente popolata. L’epicentro nell’oceano ha comunque provocato uno tsunami lungo tutte le coste del Pacifico, raggiungendo un’altezza massima di 5 m. Il terremoto si è verificato al confine tra la placca pacifica e la placca di Ochotsk, nella zona di subduzione della fossa delle Curili. Le prime analisi del servizio geologico statunitense (USGS) ha calcolato che si mossa una faglia larga 30 km su una lunghezza di 550 km (100 km in direzione NE e più di 450 km in direzione SW). Assumendo che la rottura stessa si propaga con circa 2.5 km/secondo, si può calcolare la durata della rottura stessa che risulta più di 200 secondi, o meglio 3 minui e mezzo.
Diamo allora uno sguardo alla registrazione della stazione AROB dell’INGV ad Arezzo, situata ad una
distanza di 8960 km dall’epicentro. Come evidente dalla figura 2 il tracciato mostrato ha una durata
di 3 ore dalle 23:05 alle 02:05 (ora globale = UTC).
La domanda che sorge è: perché un terremoto che all’origine dura poco più di 3 minuti genera a una
distanza di quasi 9000 km un sismogramma di una durata di oltre 3 ore?
La risposta è che durante il terremoto vengono generate una serie di onde sismiche che si propagano
con delle velocità differenti e viaggiano lungo percorsi differenti; paragonabile a una corsa da un luogo A a una meta B, dove ogni corridore sceglie un percorso differente e corre secondo la sua forma fisica. Per far arrivare tuk al traguarda ne passa del tempo.
Quindi, nel sismogramma in Figura 2 sono stati evidenziati vari indicatori, come per esempio la fase P, che dopo 12 min è la prima ad arrivare alla stazione AROB, o la fase S, che raggiunge AROB a distanza di 22 min dalla scossa. Entrambi passano per l’interno della terra, nel mantello per la precisione.
A partire delle ore 00:00 del giorno successivo iniziano ad arrivare le onde superficiali, che sono di due Epi e vengono chiamate “onde di Love” e “onde di Rayleigh”, secondo lo scienziato che le ha scoperte. Le onde superficiali si propagano in prossimità della superficie (lungo il cosidde6o “cerchio massimo”, la distanza minore possibile tra due punE su una sfera), partendo dall’epicentro verso la stazione sismica AROB (vedi Figura 1). Questa propagazione è omnidirezionale, che significa, che raggiunge la stazione AROB sia nella direzione indicata con le frecce rosse (8960 km) sia, passando in direzione opposta (31100 km).
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