il sindacalista confessa ma finisce indagato – Lavocedigenova.it
La vicenda che aveva scosso il mondo sindacale e politico genovese si è rivelata una montatura. Fabiano Mura, segretario provinciale della Fillea Cgil, ha ammesso di aver inventato l’aggressione a sfondo fascista da lui stesso denunciata lo scorso 15 aprile. La sua confessione ha ribaltato completamente la narrazione iniziale, alimentando interrogativi sulle sue reali motivazioni.
Secondo il racconto di Mura ai carabinieri di Cornigliano, due sconosciuti lo avrebbero avvicinato insultandolo con epiteti quali “comunista di merda”, accompagnati dal saluto romano, per poi passare all’aggressione fisica con pugni, spintoni e sputi. La notizia aveva immediatamente suscitato una forte condanna, culminata in una manifestazione antifascista a Sestri Ponente, definita un “presidio democratico” dalla Camera del Lavoro ligure. All’evento avevano partecipato esponenti di spicco del centrosinistra, tra cui la candidata sindaca Silvia Salis, l’ex ministro Andrea Orlando e l’ex segretario della Cgil Sergio Cofferati, insieme a rappresentanti locali dell’Anpi.
Parallelamente, la presunta aggressione aveva mobilitato anche ambienti antagonisti, spinti dal timore di ritorsioni. La Procura, per prevenire eventuali vendette, aveva avviato rapidamente le indagini, inizialmente concentrate sull’identificazione dei presunti aggressori.
Tuttavia, grazie al lavoro investigativo della Digos, guidata da Simona Truppo, ha fatto emergere significative incongruenze nel racconto di Mura. Gli inquirenti non hanno trovato riscontri negli orari forniti dal sindacalista riguardo ai suoi spostamenti e presunti impegni lavorativi. Anche l’analisi delle riprese delle telecamere, disposta dal pm Federico Manotti, non ha fornito alcuna prova del presunto pestaggio. L’unico elemento oggettivo era un referto medico del pronto soccorso dove Mura si era recato.
Nonostante le prime contraddizioni e il successivo ritiro della denuncia da parte di Mura, motivato da una “forte pressione emotiva” pur ribadendo la veridicità dell’accaduto, la Cgil aveva espresso solidarietà nei suoi confronti, sottolineando in una nota come egli “conferma comunque i fatti”.
La svolta definitiva è giunta il 24 aprile, quando Mura, convocato dal sostituto procuratore Manotti, ha confessato di essersi inventato l’intera aggressione. Di conseguenza, è stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di simulazione di reato.
L’inchiesta ora mira a chiarire le reali motivazioni di Mura. Gli inquirenti dovranno accertare se il sindacalista sia stato vittima di un’aggressione per motivi personali, non rivelata per timore, o se l’intera vicenda sia frutto della sua immaginazione. Il suo legale, l’avvocato Giacomo Longo, al momento non ha rilasciato dichiarazioni. Mura potrebbe essere nuovamente chiamato a fornire la sua versione dei fatti alla Procura. La vicenda solleva interrogativi sulle dinamiche sociali e politiche e sul rischio di strumentalizzazione di episodi di violenza.