Marche

«Il sapore delle cose» di Giuseppe Fedeli

Giuseppe Fedeli

* di Giuseppe Fedeli

Il sapore delle cose

Ci sono sapori, odori, colori, volti che quando ti hanno toccato le corde del cuore non li scordi. 

La veranda fresca e accogliente cui mette l’ampio viale adombrato di verde e di richiami, il volo leggero delle rondini che si levano fino all’azzurro per poi planare e rubare una goccia allo specchio d’acqua incastonato come uno zaffiro nel cuore palpitante della natura. 

C’è gioia e sentire in quest’agape fraterna all’ombra di più consolanti verità. C’è l’onestà del dire, un più soffuso calore che s’irradia dagli sguardi, discreti e pudichi. C’è la semplicità vergine e incontaminata delle cose, le cose buone e genuine della campagna, erbe spezie e frutti di stagione, il pane fatto in casa fragrante di promesse, una brezza sottile che sussurra echi lontani, voci che d’incanto si rianimano… 

Il cerchio degli affetti è una dolce morsa che ti prende, e ti prende per mano al punto che non te ne vorresti mai partire, al riparo dal frastuono e dalle farse che si giocano fuori, subdole, letali. 

Nella quiete dell’ora, godere insieme della compagnia e dividere i frutti della terra è miracolo, e anche le cose lo sentono, nel loro discreto origliare e nel torpore in agguato, il demone meridiano che viene a rubarne l’anima. Fin quando l’angelo della sera non restituisce quella pace e trasparenza che si dispiegano nelle iridescenze del tramonto. 

La terra e chi la abita è custode eterna di valori e verità che ne fanno un sacrario, interdetto a chi non sa guardare dentro e al di là delle cose, carpirne l’essenza. 

La chiave per entrare in questo tempio dello spirito è dono di pochi. 

*** ***

Il sangue della terra nutrito da mani esperte e innamorate della loro opera, palcoscenico un fazzoletto di mondo, gremito di vita e d’incanti, di saggezza e intuizioni.

Ricco di cose buone e talenti, di messaggi che il vento trasporta sulle sue ali, riverberandone la luce. 

Quest’armonia, lo sposalizio tra uomo e natura si suggella nei gesti sacrali e nei riti che scandiscono i ritmi della terra, che dicono la sapienza del buon vivere, religione del focolare. 

Scendono le ombre, e planano sulle foglie, sfiorando le cose. 

Resta nell’aria, in un filo d’erba, nei trasalimenti della notte, e nello stupore delle  rugiade l’eco di un canto, che gelosi stringiamo a noi, per non sciuparne la bellezza. 

* giudice 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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