Il Roma Pride grida forte il diritto alla libertà. E lungo le strade spiccano i colori della bandiera palestinese
Il Roma Pride grida forte il diritto alla libertà. Per tutte e tutti, per dire basta al genocidio in Palestina. Mentre il sole scaldava tantissimo la città, Roma ha trasformato le sue strade in un palcoscenico di rivendicazione, festa e impegno. Oltre quaranta i carri e come madrina la cantante multiplatino Rose Villain, autrice del brano «Fuorilegge», scelto come inno ufficiale. Sul carro di apertura, l’artista ha intonato il suo pezzo a cappella, accompagnata da una distesa di bandiere arcobaleno e palestinesi, in segno di solidarietà.
Il corteo, scandito da musica, cori e performance, ha attraversato le vie del centro storico e si è concluso al parco delle Terme di Caracalla. Accanto alle rivendicazioni per i diritti della comunità lgbtqia+ e contro ogni forma di discriminazione, si è levato forte anche il messaggio di solidarietà: in prima linea Arcigay che ha espresso solidarietà alle vittime con cinque minuti di silenzio, musica spenta e bandiere al cielo. Poi il grido: «Palestina libera». Un simbolo che racconta quanto le lotte siano, da sempre, intersezionali.
Il sindaco Roberto Gualtieri ha aperto la marcia: «È un Pride bello ed emozionante come sempre. C’è tanta gioia e senso di comunità. Perché c’è tanta città al fianco della comunità Lgbtq+. Roma ormai si sente una grande città dei diritti e sente il Pride come momento di espressione delle sue caratteristiche principali». Accanto a lui figure storiche del movimento come Imma Battaglia, Vladimir Luxuria, Emma Grimaldi, e dal segretario di +Europa Riccardo Magi, che ha distribuito preservativi dal carro del suo partito. Non sono mancate le polemiche: l’ingresso tra gli sponsor di Starbucks ha spinto il collettivo Priot a organizzare una parata alternativa, sempre oggi, ma separata dal corteo ufficiale.
A ogni passo, il Roma Pride raccontava mille storie: due donne anziane mano nella mano con un cartello «insieme da 1978», una ragazza trans con la bandiera sulle spalle, gruppi di adolescenti che danzavano felici e orgogliosi di esserci. Autentici. «È la mia prima volta qui. Mi sento finalmente in un posto dove non ho bisogno di spiegarmi», dice Giulia, 19 anni, studentessa a Roma ma originaria di Benevento. Il suo trucco è sbavato dal caldo, ma il sorriso è fermo. Accanto a lei, un cartello: «Mia madre oggi è con me, e questa è già una rivoluzione».
Roma Pride 2025Matteo Nardone / ipa-agency.net
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