Società

Il ritorno in tv di Vittorio Sgarbi è nel segno della tenerezza (e del dolore)

Per tutti Vittorio Sgarbi è sempre stato una svirgolata televisiva, un esperto di arte che spesso si divertiva a intervenire nei programmi di intrattenimento e di politica tirando fuori un temperamento che negli anni è diventato il suo marchio di fabbrica. Di fronte a qualcosa che non condivideva Sgarbi, spesso, rispondeva infatti alzando il tono della voce di due ottave rendendo impossibile qualsiasi tipo di dialogo e di confronto, ripetendo ossessivamente un epiteto come «capra» – che, tra parentesi, al tempo non era querelabile – che, quando i social sono esplosi, è diventato più di un meme: è diventato un mantra che si è insinuato silenziosamente nelle conversazioni quotidiane della gente comune. Quel Vittorio Sgarbi non esiste più, e la colpa è della depressione che lo ha portato pian piano a sparire dai radar e a rinunciare a quella carica vigorosa e, per certi versi, aggressiva che ha sempre sfoggiato.

Il ritorno in tv di Vittorio Sgarbi è nel segno della tenerezza

Nella puntata di Cinque minuti di Rai1 dell’11 novembre Vittorio Sgarbi ha, però, accettato di comparire per presentare il suo libro Il cielo più vicino, pubblicato da La nave di Teseo di proprietà della sorella Elisabetta e dedicato alla montagna nella storia dell’arte. Nel segmento condotto da Bruno Vespa Vittorio Sgarbi è apparso dimagrito, emaciato, con gli occhiali sospesi in equilibrio sulla fronte e con le mani concentrate a sfogliare più volte il suo libro senza quasi mai alzare lo sguardo verso il conduttore e verso la telecamera. È uno Sgarbi molto diverso da quello che abbiamo conosciuto: più provato, più fragile, più delicato, piegato da una malattia di cui si parla spesso ma senza che nessuno capisca davvero cosa sia in grado di fare in chi la affronta.


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