Il ricatto Usa alla Ue: “Importate gas e petrolio oppure dazi senza fine”
New York — «La storia – avvertiva Mark Twain – non si ripete, ma spesso fa la rima». Vedremo durante le prossime settimane cosa significa questa massima per Donald Trump, che però sembra intenzionato a ripetere la storia dei dazi contro l’Europa. Ieri ha lanciato questo avvertimento a Bruxelles: «Ho detto all’Unione Europea che devono compensare il loro enorme deficit con gli Stati Uniti, attraverso l’acquisto su larga scala del nostro petrolio e del nostro gas. Altrimenti, saranno dazi a tutto spiano!!!». Un portavoce della Commissione ha risposto così: «I fatti sono che Ue e Usa hanno economie profondamente integrate. Siamo pronti a discutere con Donald Trump su come possiamo rafforzare la nostra cooperazione, anche nel settore energetico. C’è già un alto livello di complementarietà nelle relazioni commerciali tra Ue e Usa». La partita negoziale è dunque aperta, ma gli effetti sono da verificare.
Stati Uniti e Ue hanno scambi commerciali per oltre 1.300 miliardi di dollari all’anno, i più consistenti al mondo. L’amministrazione Obama aveva cercato di migliorarli col negoziato per la Transatlantic Trade and Investment Partnership, che però era fallita. Il primo giugno 2018 Trump aveva imposto dazi del 25% sulle importazioni dall’Europa di acciaio e 10% sull’alluminio, a cui il Vecchio Continente aveva risposto con tariffe su circa 4 miliardi di dollari di esportazioni americane, dalle moto Harley Davidson ai jeans della Levi’s. Contrasti erano emersi nell’aeronautico fra Boeing e Airbus.
Biden aveva cancellato questi provvedimenti, e anche a causa dell’invasione dell’Ucraina, gli Usa sono già arrivati a fornire il 47% del gas liquido consumato nella Ue e il 17% del petrolio. Washington ha un deficit commerciale verso Bruxelles di 155,8 miliardi di euro, ma un surplus di 104 miliardi nei servizi. La differenza reale è dunque 51 miliardi. Trump però è ossessionato da questo deficit. Accusa l’Europa di approfittarsi degli Usa, in particolare la Germania con le sue auto. Considera la Ue un rivale. Washington avrebbe un netto vantaggio a trattare le relazioni commerciali e politiche con i singoli Paesi della Ue.
Goldman Sachs, nel suo ultimo outlook economico, stima che i dazi costerebbero circa lo 0,5% del Pil europeo: 0,3% per l’Italia, di più per Germania e Francia. Il Pil dell’Eurozona crescerebbe comunque dello 0,8% nel corso dell’anno, evitando la recessione, ma gli Usa la staccherebbero nettamente con il 2,5%. I dazi però minacciano effetti negativi pure sugli Usa, rilanciando l’inflazione e riducendo i commerci. La Ue sta poi preparando le sue contromisure, mentre le aziende europee potrebbero ridurre commesse e occupazione nelle fabbriche Usa. Perciò è possibile che Trump subisca anche una forte resistenza interna dal mondo del business americano.
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