Veneto

il rendiconto sociale Inps letto da Cgil Venezia

La fotografia che emerge dal Rendiconto Sociale Provinciale INPS 2024 – dichiara Daniele Giordano, Segretario generale CGIL Venezia – conferma ciò che come CGIL denunciamo da tempo: il territorio veneziano regge solo grazie a un welfare che viene scaricato sull’INPS, sulle lavoratrici e sui lavoratori, mentre le politiche pubbliche locali e regionali continuano a essere insufficienti davanti a precarietà, invecchiamento della popolazione e povertà diffusa.

I dati dicono che la popolazione della provincia di Venezia è sempre più anziana – oltre un quarto dei residenti ha più di 65 anni – e il saldo naturale resta pesantemente negativo (-4.442), anche se diminuiscono i decessi rispetto agli anni del COVID. A tenere in piedi la demografia sono i flussi migratori (+4.002, in flessione rispetto al 2013) e non le nascite. Possiamo aspettarci più bisogno di assistenza sociosanitaria, di politiche abitative, di servizi sociali. Un bisogno che cresce mentre le strutture pubbliche sono sotto organico.

Come se non bastasse i giovani fuggono, sempre di più, dal nostro Territorio. Un dato che più di tutti mette in luce le scarse opportunità offerte dal Territorio, con salari bassi, scarsa richiesta di lavoro qualificato e precarietà. Nel 2023 gli emigrati dalla provincia di Venezia sono 1.456, di questi più dei due terzi sono under 40. Un numero in spaventosa crescita rispetto ai 377 emigrati del 2003, che contribuisce a un saldo demografico complessivamente negativo nella provincia.

Sul lavoro, il quadro è chiaro: calano i tassi di occupazione, aumenta l’inattività e resta altissima la precarietà. Nel 2024 il tasso di occupazione nella nostra provincia è sceso al 68,1%. Emerge in modo chiaro come per le donne tra i 15 e i 24 anni il tasso di disoccupazione sia al 33,5% e tra gli uomini 15-24 anni al 22,8%. Il 43,9% delle lavoratrici dipendenti sono costrette a un part time che troppo spesso è involontario e mal pagato. Questo è il vero volto del “modello Venezia”: stagionalità, somministrazione, contratti a termine, spezzettamento degli orari. È un modo comodo per il sistema turistico e dei servizi, ma è un cappio per le persone, soprattutto per le donne.

Sul fronte dei salari, il divario di genere è inaccettabile. In settori importanti per l’economia veneziana – turismo, assistenza, cultura e spettacolo – le donne percepiscono mediamente decine di euro al giorno in meno degli uomini. Parliamo degli stessi luoghi che alimentano l’immagine e la ricchezza della città. Questo significa che la ricchezza prodotta qui non viene redistribuita in modo equo a chi la genera.

Il Rendiconto INPS conferma anche quanto forte sia ancora oggi la domanda di protezione sociale. Nel 2024 in provincia sono state liquidate oltre 44.642 domande di NASpI, crescono le ore di cassa integrazione e aumenta il numero dei lavoratori e delle lavoratrici sospesi dal lavoro. Dopo l’abolizione del Reddito di cittadinanza, migliaia di famiglie veneziane hanno comunque dovuto chiedere l’Assegno di Inclusione e il Supporto per la Formazione e il Lavoro. Questo è il segno che la povertà, lungi dall’essere cancellata, rappresenta una concreta condizione di vita per molte veneziane e veneziani.

Infine – conclude Giordano – un punto che per noi è non negoziabile: il personale. Il Rendiconto certifica quello che stiamo denunciando da mesi. L’INPS di Venezia aveva 245 lavoratrici e lavoratori all’inizio del 2024, e si è ritrovato a 229 a inizio 2025, dopo anni di uscite per pensionamento. In cinque anni la forza lavoro provinciale è scesa da 298 a poco più di 220 unità. Parliamo di chi gestisce pensioni, ammortizzatori, invalidità civile, sostegni al reddito, indennità per la disoccupazione, Assegno Unico per le famiglie. Senza personale, il diritto rischia di diventare burocrazia e attesa.


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