Marche

il record (negativo) dei giovani in fuga

ANCONA – Sono giovani, su di loro il sistema Marche ha investito in formazione. Trovato l’identikit dei ragazzi che ogni anno lasciano la nostra regione, con cifre da paura che crescono anno dopo anno. Lamentano la mancanza di contratti stabili, di posti di lavoro ben retribuiti, ma anche di occasioni di aggregazione sociale, eventi culturali, posti in cui incontrarsi e socializzare.

I dati

Secondo elaborazioni del centro studi Cna Marche su dati Istat, tra il 2018 e 2024 i giovani marchigiani che si sono trasferiti in altre regioni italiane sono aumentati del 10,4%. Crescono del 27,9% quelli che invece sono andati verso l’estero. In totale nel 2024 la regione ha perso 18.368 under 40, molti di questi altamente formati. La crescita dei giovani marchigiani che se ne vanno all’estero sembra accelerare proprio nel 2024. Nell’ultimo anno sono stati 2.851, (+34,7% sul 2023), un incremento superiore, quindi, a quello dell’intero periodo 2018-2024 (+27,9%).

Le storie

«Le Marche sono il posto migliore del mondo. Ci vivono i miei genitori e i miei amici, si mangia bene, il paesaggio è meraviglioso. Vorrei davvero tornare a viverci, se solo ci fosse lavoro», è l’amara constatazione di Federico Piermattei, 25 anni, che sogna un futuro nell’arte, come gallerista o nei musei. «Abbiamo un patrimonio culturale vastissimo e variegato, ma per quanto riguarda il settore privato non c’è nulla. I musei non sono valorizzati e aperti pochissime ore al giorno. Per questo sono dovuto venire a vivere a Milano, dove ci sono molti più contatti tra mondo del lavoro e università. Mi sono formato a Macerata, che mi ha dato una buona preparazione, ma nient’altro». Non tornerebbe indietro, invece, Emma Potalivo, 25enne di Porto Sant’Elpidio che sta per laurearsi in Medicina a Roma. «Avrei potuto scegliere le Marche come destinazione dopo la specialistica, ma sono scappata dal mio paese perché la mentalità non mi apparteneva, troppo chiusa, era una realtà troppo piccola. Mi dicono che non ci sono medici nelle Marche, che li andate a prendere in altre regioni, ma io non ho nessuna voglia di tornare a viverci. Anche dopo il lavoro, nel fine settimana, non c’è molto da fare per i giovani». Della stessa idea è Virginia Carpineti, giovane aspirante avvocato di Macerata. «Dopo un percorso di studi tra Macerata e la Francia sono rimasta a vivere qui. Ora ho un contratto a tempo indeterminato molto ben retribuito. Non mi è proprio passato per la testa di cercare lavoro nelle Marche. Se fossi rimasta avrei dovuto fare anni di praticantato pagato pochissimo e con poche prospettive. Oggi vivo a Lione che è una città viva, attrattiva, dove ogni giorno c’è qualcosa da fare. A Macerata mi sentivo in gabbia».

Riflessione da docente

Spiega Francesca Spigarelli, professoressa di Economia applicata all’Università di Macerata: «Siamo una regione in forte declino economico, il sistema produttivo è rimasto manifatturiero. Ecco perché i ragazzi scappano. Gli atenei stentano a proporre percorsi attrattivi e funzionali allo sviluppo dell’economia locale». Non solo lavoro, in regione mancano anche momenti di aggregazione. «La sera non si sa mai cosa fare e spesso si ripiega per il solito bar», lamenta Roberto Mazzone, 26 anni, di Porto Recanati. Lavoro, contratti, un piano per la cultura e lo svago: ecco cosa manca per trattenere i nostri ragazzi. Riusciremo, una volta per tutte, a invertire la tendenza?




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