Il principe William, il rivoluzionario silenzioso che sta riscrivendo le regole della monarchia
L’hanno già definito un quiet disruptor: un riformatore silenzioso. Quando il principe William succederà a suo padre, re Carlo, diventerà sovrano del Regno Unito e di altri 14 regni del Commonwealth. Al suo fianco ci sarà la principessa Kate. Ma lo stile del suo regno, c’è da scommetterci, sarà diverso da chi l’ha preceduto. Negli ultimi tempi, soprattutto dopo la malattia della principessa del Galles, è emersa con maggiore chiarezza la visione del ruolo che William intende portare avanti: una monarchia al servizio degli altri, cui sta imprimendo una personale e incisiva impronta contemporanea.
Alla base di questa idea c’è la convinzione che la monarchia debba essere utile, rilevante, parte attiva nel risolvere problemi reali. Non si tratta più soltanto di “tagliare nastri”, ma di dare voce a chi non ce l’ha, sostenere chi lavora sul campo, in prima linea.
Il principe William: un royal con la erre minuscola
L’aveva già annunciato l’anno scorso al termine del suo viaggio di una settimana in Sudafrica per celebrare la quarta edizione dell’Earthshot Prize, dichiarando di voler «fare le cose in modo diverso» mettendo “una R minuscola nella parola reale”. Una frase che dice molto sul suo desiderio di regnare in futuro con meno pompa e più impatto.
«Sto cercando di farlo per la mia generazione», aveva detto William ai giornalisti. La “R più piccola” non significa meno impegno o minore rilevanza, ma piuttosto un cambio di tono e approccio. Si tratta di spostare l’attenzione dall’apparenza alla sostanza. Il principe vuole esercitare, e ci sta già riuscendo con successo, una leadership orientata al cambiamento e focalizzata su progetti ambientali e sociali come l’Earthshot, che premia le migliori soluzioni sostenibili del pianeta, e Homewards, l’ambizioso programma che vuole ridurre il numero dei senzatetto nel Regno Unito. «Collaborazione, convocazione, aiuto alle persone e filantropia d’impatto», ha spiegato William. «E aggiungerei anche l’empatia, perché tengo davvero a ciò che faccio. Aiuta a migliorare la vita delle persone».
I fatti gli stanno dando ragione. In un’epoca segnata da crisi economiche, tensioni internazionali e disuguaglianze crescenti, l’idea di un futuro sovrano inclusivo, empatico e vicino alla gente appare come la chiave giusta per rispondere alle sfide del presente e far sognare il popolo. A confermarlo è anche il prestigioso riconoscimento del Time Magazine, che ha inserito William nella lista dei 100 principali filantropi globali. Un’onorificenza che non premia tanto l’entità delle donazioni, quanto l’aver “modernizzato la filantropia reale”, trasformandola da presenza simbolica in partnership concrete e significative.
Il futuro re e l’equilibrio fra modernità e tradizione: i figli prima di tutto
William e Kate piacciono sempre di più anche perché incarnano alla perfezione i valori dei millennial: usano la tecnologia e i social media per entrare in contatto con le generazioni più giovani, raccontando anche frammenti della loro quotidianità che, come quella di ogni essere umano, include anche momenti difficili, malattie e drammi. Tutto questo contribuisce a “umanizzare” le figure reali e a creare un legame autentico con le persone.
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