il Piede di Dinamite che incantò Cagliari
La vendetta di un ex che non è neppure ex. Storie di un altro calcio, degli anni ’60, di un “Piede di Dinamite” venuto dal Perù. Già, è il 24 ottobre del 1965, esattamente 60 anni fa, e di fronte a San Siro ci sono il Cagliari di Gigi Riva e il Milan di Liedholm. In avanti i sardi schierano Riva e Nenè, con Gallardo a supporto: al 30esimo segna Rizzo, al 47esimo è proprio il peruviano a raddoppiare, facendo sognare i tifosi rossoblù. Gol dell’ex? Forse. Già perché erano stati proprio i rossoneri a portare in Italia “El Jet” o “Piede di Dinamite”, considerato uno dei più forti attaccanti del Sudamerica.
Nato da famiglia poverissima nella “Hacienda Rosero Bajo” di Chincha, in Perù, nel 1940 a soli cinque anni si trasferì a Lima, in cerca di un futuro migliore. Nelle strade della capitale Alberto Gallardo si diverte con la palla, giocando con gli amici e sperimentando anche “innovazioni” per trovare traiettorie più difficili da bloccare per i portieri: era solito schiacciare il pallone per rendere i tiri più imprevedibili. Alto e scattante, diventa un giocatore di fascia e si unisce al Mariscal Castilla, una modesta formazione appena promossa in prima divisione. Poi passa allo Sporting Cristal, diventando un idolo assoluto della squadra, vincendo il campionato e segnando a raffica. Gol e giocate che gli valgono anche la nazionale peruviana, con cui partecipa alle olimpiadi di Roma e alla Copa America del 1963 dove segna 4 gol in sei partite.
Si accorge di lui il Milan, che lo ingaggia nell’estate di quell’anno, in una sorta di “periodo di prova”. Arriva alla vigilia di un’amichevole contro il Flamengo, ne giocherà altre, come ad esempio contro il Lugano, dove pur segnando non pare convincere granché la dirigenza rossonera. Troppo poco per tesserarlo e allora verrà girato al Cagliari neopromosso in Serie A nel 1964, dove farà benino: due gol in venti partite, in una stagione positiva per i rossoblu che chiuderanno al sesto posto in classifica. Torna in rossonero, gioca altre amichevoli, ma pure in questa stagione i rossoneri non sono disposti a tenerlo e allora torna al Cagliari, dove conoscendo già compagni e meccanismi fa meglio rispetto alla prima stagione: a partire dal gol al Milan a San Siro, che vale il due a zero momentaneo, perché poi i rossoneri con Sormani e Lodetti la riprenderanno, chiudendo sul due a due.
Indimenticato a Cagliari, dove si guadagna il soprannome di “Piede di Dinamite” per il suo tiro potentissimo, talmente potente da spingere a leggende, come quella che volevano il custode del vecchio stadio Amiscora costretto a recuperare parecchi dei palloni calciati da Alberto all’esterno dell’impianto. Torna in Sudamerica, al Palmeiras, dove al primo anno viene votato come miglior esterno del Torneo, riuscendo a vincere anche il campionato. Torna poi in Perù, nel suo Sporting Cristal, e facendosi ammirare anche in quel Mondiale del 1970 dove con Cubillas forma un temibile attacco, segnando anche due gol: uno alla Bulgaria nel girone e un altro all’irresistibile Brasile di Pelè ai quarti di finale.
Diventa allenatore, ovviamente del suo Cristal, portandolo anche alla vittoria del campionato peruviano e concentrandosi soprattutto sui giovani. È scomparso nel 2001 per una infezione, ma l’eco delle cannonate di “Piede di Dinamite” risuona ancora, da Cagliari a Lima.
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