Puglia

Il partito non è un autobus turistico


Il ritorno dell’assessore regionale Fabiano Amati nel Partito Democratico è una notizia “destituita di fondamento”. Il “no grazie” all’eventuale rentrée del politico fasanese in casa Pd arriva dal segretario regionale Domenico De Santis. Che specifica in una nota diramata nella serata di oggi – domenica 23 febbraio 2025 – che “chi fa parte o ha fatto parte di altri partiti, civiche o gruppi consiliari diversi dal nostro non può essere iscritto al Pd per i due anni successivi, saremo inflessibili su questo e anche sulle incompatibilità etiche e sui contributi al partito”. Amati alle elezioni regionali del 2020 era stato eletto proprio col Pd, risultando recordman di preferenze nel Brindisino (10 mila voti). L’altro eletto per i Democratici era Maurizio Bruno.

Ora, in politica ogni ultimatum può pacificamente diventare un “penultimatum” e l’ultima parola può essere tranquillamente smentita da quella successiva. Però il comunicato di De Santis è tanto chiaro quanto duro: “Amati, non potrà nemmeno essere candidato nelle nostre liste sia per ragioni statutarie che politiche. Il Pd non è un autobus turistico, che si utilizza solo per essere eletti, le liste le faremo con la segreteria regionale e saremo inflessibili sulle regole del nostro statuto”. E ancora: “Il Pd non può essere uno strumento nelle mani del portatore di voti di turno, il Pd è uno strumento dei nostri iscritti, militanti ed elettori per cambiare la Puglia e il Paese”. Tanto chiaro quanto duro, giustappunto.

Un breve riassunto a partire proprio dalle elezioni pugliesi del 2020: i voti raccolti dall’avvocato fasanese non erano pochi, rapportati alla circoscrizione brindisina. Avrebbe potuto anche ambire al ruolo di assessore (lo era già stato ai tempi di Nichi Vendola), ma i rapporti con il presidente Michele Emiliano non erano idilliaci. In compenso, da presidente della Commissione Bilancio e Programmazione si è dimostrato un “battitore libero”, fino alla rottura col Pd e alla sua adesione al progetto di Carlo Calenda. Poi, il 26 ottobre 2024 il ritorno in Giunta, con la delega al Bilancio. Amati in maggioranza, non Azione: nel luglio precedente si era consumata l’altra rottura, questa volta con Calenda.

Tornando all’attualità, il ritorno o meno di Amati nel Pd – anche se improbabile dopo questa nota – potrebbe causare un effetto domino. La popolazione pugliese è scesa – seppur di poco – sotto i quattro milioni di abitanti. A parte tutti i ragionamenti – infausti – sul calo demografico, uno riguarda le prossime elezioni regionali in autunno: secondo una legge nazionale del 2011 la Puglia dovrebbe “perdere” dieci consiglieri. Il Consiglio scenderebbe dagli attuali 50 a 40 membri. Ergo, meno posti. E se con 50 posti il Pd nel Brindisino può aspirare a portare nuovamente due eletti, con 40 posti la situazione sarebbe complicata. Per non parlare di un eventuale rientro di Amati.

Qualche giorno fa era stato presentato un emendamento al decreto Milleproroghe che consentiva di “salvare” i famosi dieci posti, visto che il calo c’è, ma minimo. Arrivato lo “stop” in Senato dalla presidenza della commissione Affari Costituzionali, pare che possa spuntare nuovamente in un pacchetto di riforme della pubblica amministrazione. Intanto, Michele Emiliano, dopo varie defezioni, potrebbe aver problemi a concludere naturalmente il mandato. Una soluzione – anche per la prossima legislatura – potrebbe arrivare da un rinnovato accordo con i 5 Stelle. Pare che la condizione posta dai pentastellati sia la candidatura di un esponente del partito di Conte a sindaco di Taranto.

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