Il Museo Friulano di Storia Naturale, tra storia e futuro
Un Museo di Storia Naturale rappresenta un punto di osservazione privilegiato per lo studio della biodiversità, offrendo la possibilità di esplorare la storia naturale della Terra attraverso reperti, studi e nuove scoperte. Tuttavia, è difficile raccontare l’evoluzione e le attività pluridecennali di un Museo che ormai conta oltre un milione di reperti. Questo è il caso del Museo Friulano di Storia Naturale (MFSN), che opera in una delle regioni d’Italia e d’Europa con la maggiore biodiversità. Merita quindi di essere esplorato non solo per la sua storia ma anche per alcune delle spettacolari scoperte che hanno arricchito il suo patrimonio, qui illustrate con alcune immagini..
La storia del Museo
Si intreccia con quella del nostro Paese, risalendo all’Unità d’Italia proclamata dai Savoia il 17 marzo 1861. Nel periodo post-unitario, le province di Mantova e del Veneto, che comprendeva l’Udinese, si trovavano in una fase di transizione tra l’Impero Asburgico e il nascente Regno d’Italia; così nel 1866 la loro amministrazione venne affidata a vari “Regi commissari”. A Udine questa funzione venne ricoperta da Quintino Sella (1827-1884), un piemontese che cercò di promuovere attività culturali e scientifiche nella regione friulana, appena annessa allo Stato italiano.
Le aspettative culturali erano alte e il 13 maggio 1866 l’abate Jacopo Pirona (1768-1870) inaugurò un primo nucleo del Museo Friulano, che all’epoca era ospitato in tre stanze con una collezione di oggetti, servito da una piccola biblioteca. Suo nipote Giulio Andrea Pirona (1822-1895) -medico, botanico e insegnante- immaginò soltanto successivamente la Sezione di Scienze Naturali del Museo Friulano e presentò un progetto ideale al Regio Commissario Quintino Sella il 26 agosto 1866 con una prolusione intitolata “Del museo friulano di storia naturale”. Il Museo Friulano di Storia Naturale (MFSN) nacque quindi dall’immaginazione di Giulio Andrea Pirona, che diventò conservatore dei Musei Civici soltanto nel 1871.
La Sezione Naturalistica dei Civici Musei, tuttavia, rimase a lungo senza una sede, trovando una collocazione definitiva solo nel 1949, quando venne ospitata nei locali dell’ex ospedale civile di S. Maria della Misericordia, l'”Ospedale Vecchio”, dove furono trasferiti i materiali naturalistici provenienti da diversi istituti scolastici di Udine (come l’Istituto Tecnico Zanon e l’Istituto Toppo-Wassermann), dove venivano utilizzati per l’insegnamento delle scienze agrarie. Nel 1954, il Comune di Udine assunse Carlo Luppi (1935-1923), un giovane tassidermista modenese che, assieme al direttore onorario Giovanni Fornaciari, contribuì alla sistemazione del primo nucleo di materiali e all’inaugurazione della sede del Museo (29 maggio 1955). Il reperto che forse più rimase impresso nella memoria dei visitatori fu la testa di un grande maschio di elefante africano ucciso in Kenya nel 1939 da Italo Balbo.
Il terremoto del 1976 danneggiò gravemente parte delle strutture del MFSN, rendendo inagibili numerosi spazi. Si decise quindi di spostare le collezioni, gli uffici e i laboratori in una nuova sede, individuata nel Palazzo Giacomelli di via Grazzano, appena restaurato. In questa nuova sede il Museo conobbe una grande espansione grazie a numerose attività espositive, didattiche e di ricerca. Furono allestite ampie sale permanenti dedicate alla geologia, mineralogia, paleontologia e botanica, mentre si svilupparono diverse attività di ricerca sul territorio.
Nel 1999, però, Palazzo Giacomelli presentò problemi di staticità e la necessità di adattamenti strutturali che riducevano gli spazi disponibili. Fu quindi deciso di trasferire le collezioni ingombranti in un capannone affittato dal Comune nella zona del mercato ortofrutticolo di Udine (2001), nel quale furono costruiti box ermetici con impianti di climatizzazione e deumidificazione per garantire la conservazione dei reperti, conservati sia in liquido, sia a secco (vertebrati naturalizzati, erbari e reperti ossei). Gli uffici e parte degli archivi, tra cui quelli entomologici, geo-paleontologici e paletnologici, furono spostati al piano terra di un condominio di via Marangoni, nel centro di Udine, dove il Museo continuò a svolgere le sue attività fino al 2014.
Nel 2015, il MFSN trovò finalmente una sede definitiva nell’Ex Macello Comunale di via Sabbadini, sottoposto a restauro conservativo. Il nuovo spazio, situato in un parco di quasi due ettari e mezzo, ha permesso di spostare le collezioni entomologiche, geo-paleontologiche e paletnologiche, la biblioteca e gli uffici del Museo, mentre le collezioni più ingombranti sono tuttora conservate nel capannone. L’Ex Macello – attivo dal 1933 al 1996 – è un imponente complesso architettonico, situato in un parco riccamente alberato. Subito all’esterno del Parco del Museo si trova l’ex Frigorifero del Friuli, un imponente cubo senza finestre in mattoni e cemento armato, che in futuro potrebbe essere facilmente utilizzato per conservare le collezioni ingombranti ancora stoccate nel capannone.
Il Museo oggi
Il MFSN è un’istituzione permanente che cura la conservazione di migliaia di reperti e arricchisce costantemente le sue collezioni con acquisizioni, donazioni e ricerche sul territorio. L’Istituto produce studi e pubblicazioni scientifiche e, attraverso la rivista Gortania e altre pubblicazioni periodiche, contribuisce alla diffusione delle conoscenze sul patrimonio naturalistico. Le attività didattiche del MFSN coinvolgono ogni anno migliaia di persone, con la consapevolezza che solo conoscendo il nostro patrimonio naturale possiamo proteggerlo.
Le collezioni del Museo sono immense e in continua espansione, contando oltre 1.300.000 oggetti. Le sue diverse sezioni -Botanica con oltre 235.000 campioni, Geologia e Paleontologia con quasi 130.000 reperti, Mineralogia e Petrografia con più di 13.000 minerali e rocce, Paleontologia e Antropologia con 225.000 reperti per lo più risalenti ad un periodo compreso tra il Paleolitico Medio e l’Età del Ferro, Zoologia con circa 691.500 invertebrati e 20.500 vertebrati, e la Biblioteca Specializzata con quasi 86.000 titoli- costituiscono la base delle attività di conservazione, ricerca e didattica del Museo. Recentemente si è aggiunto anche l’Archivio “Ardito Desio” (1897-2001), un fondo privato che custodisce materiali storici relativi al celebre geologo friulano.
Il futuro del MFSN è legato alla realizzazione di nuove sale espositive, che presenteranno al pubblico il materiale conservato nelle collezioni, con particolare attenzione alla biodiversità dell’entroterra altoadriatico. Le nuove sale sono già state progettate e sono in fase di ristrutturazione, ma il completamento dell’allestimento è stato rallentato dalla recente pandemia da Sars-Covid-2. In attesa di queste nuove esposizioni, parte delle collezioni è visibile in una mostra semi-permanente intitolata “Dietro le quinte. Verso il nuovo Museo Friulano di Storia Naturale”.
Il Museo è inoltre molto attivo sul fronte della didattica, proponendo laboratori, escursioni e lezioni frontali rivolte alle scuole, raggiungendo migliaia di studenti ogni anno. Inoltre, grazie a numerose collaborazioni con istituti di ricerca e università (Ispra, Istituti Zooprofilattici e Università di Udine, Padova, Trieste, Venezia, Bologna, Firenze, Milano, Torino, e Vienna), l’Istituto serve decine di tesi di laurea e realizza pubblicazioni scientifiche che spaziano su numerosi aspetti delle Scienze Naturali.
Il MFSN è quindi ormai diventato un punto di riferimento fondamentale per la conservazione e studio del patrimonio naturalistico regionale e nazionale, caratterizzato da un forte impegno verso la divulgazione scientifica e la sensibilizzazione della comunità.
Didascalie foto:
Foto 1. Lo sciacallo dorato (Canis aureus) è una specie autoctona neonativa, giunta autonomamente in Italia soltanto nel 1984. La sua scoperta si deve alla collaborazione tra il Museo Friulano di Storia Naturale e gli Osservatori Faunistici della Regione Friuli Venezia Giulia, oggi sostituiti dall’Ufficio Studi Faunistici. Nell’immagine, un soggetto investito a Sistiana (Trieste), naturalizzato in Museo e conservato nell’Istituto. .
Foto 2. Il ritorno della lontra (Lutra lutra) nell’Italia settentrionale è uno dei fatti naturalisticamente più rilevanti del XXI secolo. Le collezioni del Museo Friulano di Storia Naturale ne hanno documentato l’estinzione locale (anni ’60 del XX secolo), registrandone poi l’autonomo ritorno (2011). Nell’immagine, un giovane maschio di lontra recentemente investito da automobili presso Villa Santina (Udine), conservato nelle collezioni del Museo Friulano di Storia Naturale. Foto L. Lapini.
Foto 3. L’attività del Museo Friulano di Storia Naturale è stata fondamentale anche per sancire il recente ritorno del lupo nel Triveneto (2007). Nell’immagine un grande lupo dinarico-balcanico ripreso nel Comune di Manzano (Udine) lungo il basso corso del F. Torre. Foto L. De Ronch.
Foto 4. Il barbastello (Barbastella barbastellus) è un pipistrello fitofilo piuttosto raro in Italia, legato a foreste e grandi alberi deperienti, sotto le cui cortecce sollevate si riproduce. Le ricerche del Museo Friulano di Storia Naturale hanno chiarito che in realtà è abbastanza diffuso nell’entroterra alto adriatico, dove si spinge fino alla linea di costa. Nell’immagine, un barbastello ripreso in un Bunker del Vallo Littorio delle Alpi Giulie (Udine). Foto L. Lapini.
Foto 5. Vipera comune di Francesco Redi (Vipera aspis francisciredi) a due teste raccolta nelle Valli del Natisone (Udine). Foto L. Lapini. Si tratta di un teratoma abbastanza raro, visto che nel mondo sono stati finora segnalati soltanto un migliaio di serpenti bicefali.
Foto 6. La scoperta della lucertola degli arbusti (Lacerta agilis) in Italia si deve all’attività del Museo Friulano di Storia Naturale, condotta in collaborazione con vari specialisti e musei italiani e stranieri. Nell’immagine una femmina di L. agilis delle Alpi Giulie. Foto G. Mainardis.
Foto 7. La collaborazione con un Centro di Recupero della Fauna Selvatica della Regione Friuli Venezia Giulia ha consentito al personale del MFSN di identificare, recuperare, nutrire e liberare una grande femmina gravida di Nottola gigante (Nyctalus lasiopterus), grande microchirottero che preda anche uccelli e detiene il record di lunghezza della migrazione tra i pipistrelli europei (più di 2500 km). Nell’immagine, una nottola gigante gravida della Bassa Friulana (Udine). Foto L. Lapini.
Foto 8. Il serotino bicolore (Vespertilio murinus) è una specie migratrice a distribuzione boreo-alpina, in passato considerata molto rara in Italia; le ricerche del MFSN hanno cambiato questa percezione, dimostrando che la specie si riproduce anche nel nostro paese ed è ben diffusa nell’entroterra alto adriatico, spingendosi fino alla linea di costa. Nell’immagine, un maschio di Serotino bicolore (Vespertilio murinus) delle Alpi Carniche. Foto L. Lapini.
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