Ambiente

Il modello virtuoso del Pnrr e lo sviluppo delle infrastrutture

Caro Direttore,

manca ormai poco alla chiusura del Pnrr che, al di là di ritardi e di alcune scelte rivedibili, ha rappresentato per il nostro Paese una profonda innovazione con target chiari, obiettivi precisi, risorse certe e riforme. I risultati raggiunti sono dunque il frutto di uno sforzo corale compiuto insieme da pubbliche amministrazioni, stazioni appaltanti e imprese. Sforzo che ha consentito di realizzare tante opere necessarie per la collettività facendo tornare il settore delle costruzioni a livelli produttivi che non si vedevano da almeno 15 anni, con ricadute positive sull’occupazione e sulla tenuta economica e sociale del Paese. Una dimostrazione di forza e capacità del nostro sistema produttivo che raccontiamo poco, ma che è ben rappresentato dai tanti cantieri e dai tanti lavoratori impegnati su tutto il territorio. Certo, dopo anni di immobilismo non si poteva pensare di cancellare con la bacchetta magica tutte le difficoltà accumulate negli anni della crisi. Perciò, nonostante tante imprese siano cresciute e si siano rafforzate sotto il profilo patrimoniale, tecnico e innovativo, alcune continuano a fare i conti con equilibri economici e finanziari altalenanti. Per chi non vive la nostra realtà è difficile capire quali e quante difficoltà deve affrontare una impresa che opera nel campo delle grandi infrastrutture in Italia. Nonostante le tante opportunità di lavoro e il raddoppio della capacità produttiva, le nostre imprese operano in un contesto complesso, farraginoso, poco remunerativo rispetto al capitale investito e troppo esposto ai rischi esterni alla gestione operativa dell’impresa. Un contesto che il Pnrr ha migliorato, cercando di risolvere alcune delle criticità che avevano ingessato il mercato delle opere pubbliche e sfatando il luogo comune che a ritardare le opere fosse in primo luogo l’incapacità produttiva del tessuto industriale. Il fatto che in Italia non sia presente nessuna grande impresa straniera del settore e che al contrario le nostre aziende vincano gare in tutto il mondo la dice lunga su quali siano le vere ragioni dei nostri ritardi.

È quindi obiettivo prioritario per tutti cercare insieme di mettere fine a questa asfissia del nostro sistema che rende così faticoso il percorso di crescita delle imprese. Il rischio che con la fine del Pnrr alcune di queste criticità tornino a farsi sentire è reale. Ma non possiamo arrenderci all’inevitabile. Non possiamo tornare a vedere cantieri a rilento, opere incompiute e imprese in crisi. Dobbiamo interrogarci allora su cosa sia necessario per mantenere un sistema sano, forte e indipendente. Finora l’unica strada che abbiamo visto percorrere è stata quella dell’ingresso dello Stato nel sistema produttivo, come in questi giorni sta circolando l’ipotesi di acquisizione di imprese da parte di Fs. Siamo sicuri che sia questo il modo più corretto per aiutare la crescita delle imprese? Come Ance ci battiamo da sempre per un mercato aperto, concorrenziale e sano. È indubbio che una soluzione di questo tipo non andrebbe in questa direzione. Perché non tiene conto di un mercato e di un tessuto industriale in costante evoluzione e soprattutto non considera gli effetti di una concorrenza distorta per quelle imprese che faticosamente e con lungimiranza hanno saputo investire e crescere con le sole proprie forze.

Serve invece continuare il modello Pnrr. Abbiamo sottolineato nella nostra Assemblea quanto negli anni la continuità negli investimenti e la programmazione di lungo termine di Ferrovie siano stati un esempio virtuoso che ha portato l’Italia ai vertici europei per sistema di trasporto su ferro. E in prospettiva il piano di investimenti previsti dal gruppo rappresenta una valida pianificazione pluriennale sulla quale le imprese devono poter contare. Come coniugare quindi le esigenze di garanzia di esecuzione degli investimenti con le giuste aspettative delle imprese? Per noi la scelta dell’in house rappresenterebbe una resa nei confronti di un mercato aperto e concorrenziale che offre a tutti le stesse opportunità. Serve dunque un approccio condiviso e in tal senso abbiamo colto positivamente un’apertura al confronto da parte delle istituzioni e delle stazioni appaltanti. Abbiamo ben chiaro che l’obiettivo è comune e riguarda la realizzazione di infrastrutture determinanti per la crescita e modernizzazione del Paese che non possono permettersi battute d’arresto. Siamo certi che con uno sforzo comune potremo andare incontro ai prossimi obiettivi con ancora maggiore slancio a vantaggio di tutti.

Presidente Ance


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