Umbria

Il mio animale è sparito dal maneggio e cancellato dall’anagrafe dell’Asl


“Il mio cavallo lo aveva in gestione un maneggio. Ad agosto del 2023 è sparito, è stato ceduto senza che ne sapessi nulla. L’ho cercato, avevo tutte le carte che attestavano la proprietà per riprenderlo, ma risulta sparito dai database dell’Asl veterinaria a dicembre del 2024. Spero che sia ancora in vita, ma è finito tra quelli dell’inchiesta che ha portato alla scoperta della macellazione clandestina. Ho mandato tutti i dati identificativi del mio cavallo ai Carabinieri del Nas e sto aspettando delle notizie certe”.

È quanto racconta una vittima del raggiro collegato al traffico di cavalli spariti da maneggi e stalle con documenti falsi e inviati alla macellazione clandestina. La vicenda della macellazione clandestina di cavalli a Perugia ha portato alla luce un’organizzazione criminale dedita all’uccisione illegale di equini non destinati alla produzione alimentare, con gravi implicazioni per la salute pubblica e il benessere animale.

I fatti principali

Nel febbraio 2025, i Carabinieri del Nas di Perugia, con il supporto di colleghi di Bari, Torino e Alessandria, hanno smantellato una rete che operava tra Umbria e Puglia. L’organizzazione acquisiva cavalli, spesso malati o feriti, da proprietari ignari della loro destinazione finale. Gli animali venivano poi trasportati in Puglia, dove venivano macellati clandestinamente e la carne immessa illegalmente sul mercato alimentare, senza controlli veterinari.

Le accuse

Sette persone sono state accusate di associazione per delinquere finalizzata al maltrattamento e uccisione di animali, commercio di sostanze pericolose per la salute, falsità ideologica in atti pubblici. Le indagini hanno rivelato che alcuni cavalli erano stati sottoposti a trattamenti farmacologici non compatibili con il consumo umano, aumentando il rischio per la salute dei consumatori.

Sviluppi giudiziari

I primi a comparire davanti al giudice per le indagini preliminari di Perugia, l’11 giugno, saranno due allevatori umbri, padre e figlia, accusati di aver avuto un ruolo centrale nella rete illegale, e altre due persone che avrebbero partecipato al traffico di equini.


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