Il miele, il trapezio, gli esami di Medicina e poi, finalmente, la vocazione. Chi è Alba Rohrwacher, tra i conduttori degli Oscar 2025
Ci sarà anche un po’ di Italia nella notte degli Oscar, perché Alba Rohrwacher è stata chiamata tra i conduttori della serata. La notizia è stata data dall’Academy proprio nel giorno del compleanno dell’attrice, che il 27 febbraio ha compiuto 46 anni. Vincitrice di due David di Donatello, un Nastro d’argento, due Globi d’oro, tre Ciak d’oro e una Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, stavolta sarà lei a dare un premio ai suoi colleghi. Alba Rohrwacher all’estero è molto nota, sia per aver partecipato al film Maria di Pablo Larraín accanto ad Angelina Jolie, sia per la serie L’amica geniale.
Prendere parte al grande rito della premiazione, sul palco del Dolby Theatre di Los Angeles, sarà di certo una conferma di quanto giusta è stata la decisione che l’ha spinta a seguire la recitazione, una vocazione avvertita già da piccola: «So di aver capito, quando ero molto giovane e potevo ancora scrivere la mia vita, che la mia tensione era là, in quella direzione, l’ho capito, e mi ritengo fortunata perché non riesco a immaginare la mia vita se non avessi centrato questa possibilità».
Per capire certi percorsi, però, è necessario andare un po’ indietro, a quando Alba Rohrwacher era una bambina che viveva nella campagna umbra, figlia di Reinhard, musicista poi diventato apicoltore, e Annalisa, figlia di professori e insegnante di Lettere: «Mio padre è tedesco, di Amburgo, mia madre umbra, di Montegabbione. Ha otto anni più di lui, è una donna stupenda. Faceva l’insegnante di lettere a Firenze, ha accettato di vivere in campagna con lui». Con la sorella più piccola, la regista Alice, crescono a contatto con la natura, talvolta soffrendo un po’ per l’isolamento: «Volevo fare le cose normalissime che fanno tutti, ma il paese più vicino era Poggio del Miglio, a cinque chilometri. Orvieto a trenta».
Non guardavano la tv: «Se da una parte non potevamo vedere la televisione, dall’altra avevamo gli accessori più incredibili di Barbie: vestiti di tutti i tipi, scarpette, camper, maglierie magiche, armadi segreti. Un armamentario. E poi, la cosa più preziosa. Il vestito Luce di Stelle. Si illuminava al buio. Lo tenevo sotto il cuscino e mi svegliavo la notte per ammirare quel segreto».
C’è sempre l’immaginazione, nei suoi ricordi d’infanzia. Per esempio quando s’immaginava stilista: «Disegnavo abiti pieni di dettagli e pensavo “qui metto un fiocchetto di pizzo, tre bottoncini, lo scollo a v…”». Oppure quando decise di fare ginnastica artistica sognando di diventare trapezista dopo aver visto gli spettacoli di un circo francese: «Si chiamava Bidoni, un circo sgangherato che frequentava le campagne umbre. Io sentivo il desiderio di appartenere a quella famiglia circense, viaggiare con loro, fare gli spettacoli con loro».
A scuola era brava, specialmente in fisica e in greco: «La lettura in metrica era bellissima, era come creare una musica, e l’alfabeto era come disegnare. Quell’andare a prendere il soggetto in fondo alla frase, e quella frase che può voler dire una cosa, ma anche un’altra un po’ diversa, e dove sta la verità? Parte del mio amore per il teatro nasce da lì, dall’amore per la tragedia».
Alba Rohrwacher restava nei percorsi che sembravano già scritti per lei ma sognava sempre l’altrove. Si iscrisse a Medicina a Firenze e mentre la mattina frequentava l’università, di pomeriggio andava al cinema appena poteva. Finché decise di iscriversi a un corso di recitazione: «Per un periodo ho fatto sia l’università, sia corsi di teatro, ero completamente scissa e questa condizione è stata difficile e dolorosa, sentivo di aver intrapreso un percorso universitario che non mi corrispondeva, ma che per volontà portavo avanti, e sentivo che il mio desiderio era volto altrove, completamente. Ho avuto il coraggio di presentarmi al Centro Sperimentale di Roma. Ero una ragazzina che sentiva un desiderio fortissimo ma che non era a fuoco. Qualcuno lo ha capito, mi hanno ammessa e la mia vita è cambiata».
Trovare la recitazione, dice, è stato trovare la sua vocazione: «È stato come mettere ordine nel caos, trovare una direzione». Seguendo la direzione, ha incontrato di nuovo sua sorella Alice, che l’ha diretta nel film Le meraviglie: «Con Alice sono legata dallo stesso codice di lavoro che ha fatto diventare me attrice e lei regista. Sul set viene fuori il meglio, come se nella collaborazione artistica le piccole increspature, i nervosismi di sorellanza, che ne so, per i vestiti, si risolvessero magicamente. Condividiamo lo stesso immaginario, ci intendiamo prima di parlarci».
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