Il #MeToo delle chef UK contro l’ennesimo uomo famoso che nega il sessismo
70 firmatarie rispondono alle (spiazzanti) dichiarazioni di chef Jason Atherton: “Il sessismo in cucina è onnipresente e pervasivo”. Una sorta di #MeToo delle chef UK.
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Chi dice che il sessismo in cucina non esiste, vive su un altro pianeta. Oppure si chiama Jason Atherton, chef inglese pluristellato che ha risposto così al Times qualche giorno fa (almeno, secondo la sua percezione). Un momento catartico che ha scatenato una sorta di #MeToo nella ristorazione britannica. La risposta a questa dichiarazione, che ben poco rappresenta la realtà per migliaia di donne impiegate nel settore, non si è fatta attendere. 70 chef hanno firmato la lettera aperta che descrive quanto invece il problema sia presente e radicato nella ristorazione britannica.
L’intervista sul Times
La ristorazione è un tritacarne, lo sa chiunque ci sia mai passato. Lo sanno benissimo le donne, costrette a lavorare in un ambiente di cameratismo maschile spesso goliardico e condito da battute inappropriate che quasi invariabilmente vergono sul sessuale. E in cui le opportunità di carriera sono accessibili, nella stragrande maggioranza dei casi, a soli uomini. Per questo motivo la dichiarazione dello chef Jason Atherton apparsa lo scorso 17 febbraio sul prestigioso Times ha fatto così tanto scalpore.
La redazione l’ha addirittura usata come titolo del pezzo: “Jason Atherton: I haven’t seen any sexism in the kitchen”. L’intervista si apre con una breve descrizione della carriera di Atherton, fino agli anni di collaborazione con Marco Pierre White e Gordon Ramsey. Lo chef ammette che all’epoca l’industria era “un po’ macho, ma d’altronde lo era anche il resto della società”. E alla domanda diretta, hai mai visto sessismo in cucina? risponde: “No, devo dire di no. Ogni settore ha i suoi alti e bassi, e penso che il nostro sia particolarmente sotto osservazione per questo motivo”.
Per Atherton il problema “era” anche nella moda e nel giornalismo, e non è il caso di focalizzarsi troppo sugli aspetti negativi o pensare al passato. Il presente è così roseo, pensa adesso ci sono anche le categorie Miglior Chef Donna nei concorsi. Può voler dire solo una cosa: che adesso “le donne sono accettate. Ma secondo me lo sono state sempre”.
La lettera aperta
Forse non è tutto così rosa, e il riferimento non è solo alla proverbiale quota. La risposta alle frasi fatte di Atherton è stata impetuosa e fieramente arrabbiata. Subito dopo l’intervista, una lettera aperta con 70 firmatarie, capitanate dalle chef Sally Abé (in foto) e Dara Klein, è apparsa sul Telegraph. Il documento contiene una dura condanna a un settore “sistematicamente imperfetto” in cui il sessismo è “un tema onnipresente e pervasivo”. Tra le firme di alto profilo compare anche quella di Poppy O’Toole, chef e giudice di Young Masterchef, che ha denunciato molestie e abusi in cucina.
“Non possiamo più rimanere in silenzio” si legge. In cucina, bar, sala ci mettiamo l’anima, “eppure in questi spazi dobbiamo fare i conti con questioni che vanno affrontate, per creare un ambiente che sia più inclusivo, egalitario e positivo”. La lettera prosegue con riferimenti a commenti e comportamenti inappropriati, alla mancanza cronica di diversità nella guida Michelin UK, alle scarse opportunità di carriera per le donne in cucina.
In calce, la richiesta ai colleghi (di tutti i generi) a fare la propria parte per smantellare il sistema. E una preghiera finale: “Vi imploriamo di aiutarci a creare un futuro migliore, più inclusivo per il settore, perché rispetto, uguaglianza e supporto devono essere le basi fondanti di ogni cucina”.
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