Il mercato del gas sarà teso e volatile nel 2025
C’è tensione sui mercati del gas globali per la crescente domanda di energia proveniente dall’Asia, le continue tensioni geopolitiche in Ucraina e Medioriente, l’offerta stagnante del Gnl. E dal primo gennaio anche per lo stop definitivo delle forniture di gas russo che ha comportato una riduzione a livello europeo di 15 miliardi di metri cubi (mc) di metano annui, pari al 5% delle importazioni complessive dell’intero continente nel 2024.
Tutte variabili che rendono la situazione sempre più volatile e incerta per i consumatori e le fabbriche europee affamate di energia. E addirittura drammatica per i Paesi emergenti più poveri. Lo si vede bene nei prezzi: da mesi al Ttf di Amsterdam, il punto di riferimento europeo per monitorare e comprendere il mercato del gas, le quotazioni del megawattora si aggirano intorno ai 50 euro. Un valore che, pur lontano dai picchi di due estati fa, risulta superiore alle medie storiche. Anche i futures sul gas in Europa, che solitamente hanno un impatto sui prezzi spot del Gnl asiatico, sono ancora circa il 45% più alti rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e i contratti vengono scambiati a circa il triplo dei livelli pre-crisi.
Queste quotazioni indicano una tensione costante sui mercati che, a sua volta, riflette margini ridotti tra domanda e offerta globale. E questo vale soprattutto per il Gnl, da cui l’Europa dipende sempre di più dopo l’interruzione delle forniture russe. Il problema è che il mercato del gas liquefatto non è limitato all’Europa ma è globale. E la sua offerta continuerà ad essere limitata nel 2025 a causa dei ritardi operativi dei nuovi mega impianti in Qatar e Stati Uniti, che dovrebbero entrare in funzione nel corso della seconda metà di questo decennio.
Stando ai numeri dell’ultimo rapporto trimestrale sul mercato del gas, pubblicato di recente dall’Agenzia internazionale per l’energia (Aie), l’offerta globale di Gnl dovrebbe crescere del 5% nel 2025 contro il 2,5% del 2024 (25 miliardi mc vs poco più di 13), grazie all’avvio e all’espansione di diversi progetti, soprattutto negli Stati Uniti e in Canada. Questo aumento, che risulta comunque ben sotto al tasso di crescita medio dell’8% registrato tra il 2016 e il 2020, servirebbe sulla carta a compensare parzialmente il vuoto lasciato in Europa dal gas russo.
A causa di fondamentali di mercato così rigidi, le previsioni dell’Agenzia intravedono una debole crescita della domanda globale di gas sotto il 2% nel 2025, cioè lo 0,8% in meno rispetto allo scorso anno. Come nel 2024, la crescita dovrebbe essere però ampiamente sostenuta dai mercati asiatici, che dovrebbero coprire oltre la metà dell’aumento della domanda globale di gas. La maggiore richiesta arriverà da Cina, Giappone e Corea del Sud che sono i mercati tradizionali della regione. A ruota da quelli emergenti come India, Pakistan e Thailandia.
Per l’Europa tutto lascia supporre che non ci saranno grandi variazioni della domanda rispetto al 2024, perché l’economia del vecchio continente langue. In primis, quella tedesca. Tuttavia, a rendere più tesi i fondamentali del gas europeo, non solo per l’inverno ma anche per l’estate, è la situazione attuale degli stoccaggi che risulta inferiore del 15% rispetto al 2024 a causa della forte domanda e della minore offerta. Per questo motivo, secondo i calcoli di Morgan Stanley, l’Europa dovrà importare il 35% in più di Gnl anno su anno nel secondo e terzo trimestre 2025 per soddisfare l’obiettivo di riempimento dello stoccaggio del 90% di novembre. Questo equivale a 8 milioni di tonnellate (Mt) in più di importazioni di Gnl nei sei mesi rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso per raggiungere l’obiettivo. Nell’arco dell’intero anno, ciò equivale a 14 Mt in più di importazioni di Gnl in Europa su base annua.
“Si prevede che la domanda globale di gas liquefatto aumenterà solo di 20 Mt quest’anno”, il che significa una forte concorrenza per i carichi di Gnl se la crescita della domanda non europea si rafforza di nuovo, hanno sottolineato gli analisti di Morgan Stanley. Che tuttavia non escludono un rialzo dei prezzi, soprattutto nel caso di “una ripresa improvvisa della domanda asiatica di Gnl” e “dopo la fine del contratto di transito del gas tra Gazprom e l’Ucraina“.
Per l’Italia, la situazione non è migliore. Come ha segnalato di recente il ministro Gilberto Pichetto Fratin, “da qualche mese, il flusso di gas dall’Algeria è diminuito attestandosi su valori tra 50 e 60 milioni di mc al giorno, rispetto agli 80-90 milioni di mc precedenti”.
Inoltre, “il gas azero via Tap è calato di un terzo nelle ultime settimane, a causa di problemi di produzione in Azerbaijan. Tutti eventi che hanno portato ad un maggiore utilizzo degli stoccaggi e ad un aumento delle importazioni dal Nord Europa, influenzando i prezzi del gas in Italia anche in riferimento al prezzo sui mercati europei”.
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