Mondo

Il Mediterraneo che cambia: specie aliene, riscaldamento climatico e mari sempre più tropicali


Necessario aumentare monitoraggio

A rimarcare l’importanza della ricerca e del monitoraggio è Ernesto Azzurro, ricercatore del Cnr, anche alla luce degli avvistamenti registrati soprattutto nello Ionio. «L’osservazione di una nuova specie tropicale può suscitare curiosità, ma rappresenta in realtà solo la punta dell’iceberg di un profondo stravolgimento della biodiversità marina – dice -. Il Mediterraneo, così come lo abbiamo conosciuto, sta scomparendo. Le specie non più adatte alle nuove condizioni climatiche stanno rapidamente regredendo, e tra queste molte che per millenni hanno rappresentato il nostro nutrimento, la nostra cultura e le nostre tradizioni. Questo processo sta portando alla formazione di nuovi ecosistemi, con assetti ecologici profondamente diversi e ancora in gran parte sconosciuti».

Un mix di fattori

Quindi le cause che «dipendono da molteplici fattori». «In particolare, per quanto riguarda le invasioni biologiche, è fondamentale ricordare che le specie aliene devono prima essere introdotte in un nuovo ambiente, un processo che per definizione avviene grazie alle attività umane – aggiunge ancora -. Pensiamo, ad esempio, all’apertura del Canale di Suez nel 1869, che ha creato un corridoio diretto tra il Mar Rosso e il Mediterraneo, oppure ai numerosi vettori, come le acque di zavorra delle navi. È molto importante saper riconoscere queste nuove specie, anche per prevenire potenziali rischi come spine velenose o carni tossiche». In questo scenario c’è il ruolo dei cittadini che «possono fornire un contributo fondamentale al monitoraggio delle invasioni biologiche, semplicemente segnalando le proprie osservazioni alla comunità scientifica».

Il ruolo dei cittadini

Abbastanza complicato poi, come avviene nei casi a terra, procedere con l’eradicazione giacché «la vastità del mare rende impossibile questa iniziativa». «Sarebbe auspicabile che tutti noi, come cittadini, acquisissimo maggiore consapevolezza della portata di questi cambiamenti – conclude -. Solo così potremo far sentire la nostra voce sulla classe politica. Non sarà possibile invertire la rotta, ma nemmeno rallentare il fenomeno, se non saremo in grado di mettere in discussione un modello di sviluppo che continua a non preoccuparsi dei limiti planetari e ad agire come se vivessimo in un pianeta infinito».

Spagna, tra incendi, meduse e tartarughe marine

Il Mediterraneo che cambia non riguarda solo le acque. In Spagna, nelle regioni mediterranee, il cambiamento climatico si manifesta anche sulla terraferma: ondate di calore sempre più intense e stress idrico mettono in crisi le foreste mediterranee — fatte di lecci, querce da sughero e pini — e causano incendi sempre più frequenti.

Secondo il Pyrenean Climate Change Observatory, le alterazioni nei cicli vitali di animali e piante stanno portando a fenomeni come la migrazione verso latitudini e altitudini più elevate, la desincronizzazione tra specie (ad esempio tra impollinatori e piante), e l’espansione di parassiti come la processionaria dei pini.


Source link

articoli Correlati

Back to top button
Translate »