Marche

il marito (che era in cura psichiatrica da anni) l’ha lasciata morire dissanguata dopo ore

CASTIGNANO La morte sarebbe sopraggiunta per lento dissanguamento. Emanuela Massicci dunque poteva essere salvata durante quelle ore in cui è stata vegliata dal marito dopo che l’aveva massacrata di botte. Se solo Massimo Malavolta avesse dato l’allarme subito, e non alle 5 e 30 del mattino, forse poteva essere salvata. Quantomeno i soccorritori l’avrebbero trovata ancora viva. Invece, chiusi a chiave in camera da letto, Emanuela è morta dopo un’agonia lunga ore. È questa la pesante considerazione dopo i primi risultati dell’autopsia. 

Le prime parole

Intanto ieri Massimo Malavolta ha detto le prime parole dopo la notte di terrore. Solo «grazie» al suo avvocato, Saveria Tarquini, dal letto del reparto di terapia intensiva dell’ospedale Mazzoni dove si trova piantonato in stato d’arresto. In uno dei rari momenti di lucidità, il quarantottenne accusato di aver ucciso la moglie Emanuela Massicci, ha incontrato il suo difensore: «Sono riuscita a parlagli solo per un momento, il tempo di presentarmi e di spiegare quello che aveva fatto e del perché mi trovavo lì. E a quel punto lui mi ha ringraziato». Malavolta viene tenuto sotto terapia farmacologica per cercare di contenere la sua aggressività e nella giornata di oggi ci sarà un consulto tra medici per valutare le sue condizioni e il da farsi.

L’istanza

L’avvocato Tarquini sta valutando se presentare istanza di riesame del provvedimento, emesso dal gip di Ascoli Annalisa Giusti, di custodia cautelare in carcere per il quarantottenne che dovrà essere trasferito a Marino del Tronto non appena le condizioni di salute lo consentiranno. Il difensore sembra intenzionato a chiedere che il suo assistito sia trasferito in una residenza per le esecuzioni di sicurezza, cioè una struttura destinata ad accogliere i detenuti affetti da disturbi mentali.

Le indagini

Intanto prosegue l’attività investigativa. I carabinieri stanno ascoltando i compaesani e i familiari della vittima. Questi ultimi avevano già notato sul suo corpo dei lividi e chiesto cosa fosse accaduto. Ma Emanuela li aveva più di una volta rassicurati: si era inciampata per le scale oppure aveva sbattuto contro un’anta dell’armadio. Gli inquirenti hanno anche acquisito un fascicolo sanitario di Malavolta, in cura da anni per problemi psichiatrici, e ascoltato un medico.

Le ferite

Particolari agghiaccianti emergono dalla ricostruzione della procura di Ascoli. A nulla sarebbero valsi i tentativi disperati della donna di difendersi dalla furia omicida del marito: Emanuela è stata colpita con una violenza tale da riportare fratture multiple al naso, a sette costole e all’ulna sinistra, come accertato dalla tac effettuata nei giorni scorsi dai consulenti tecnici d’ufficio nominati dalla Procura, i medici legali Sabina Canestrari e Francesco Brandimarti. Oggi, il procuratore capo Umberto Monti, deciderà sulla restituzione del corpo martoriato di Emanuela ai familiari per le esequie.




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