Il manico è tutto: la filosofia costruttiva di Paul Reed Smith
Per Paul Reed Smith, la qualità del manico determina tutto: suono, risposta, stabilità. Senza un buon manico, nessuna magia.
Nel mondo della liuteria elettrica, Paul Reed Smith non è solo un marchio, ma un riferimento per chiunque costruisce e suona la chitarra.
In decenni di sperimentazione, Smith ha affrontato ogni aspetto della chitarra elettrica, ma in una recente serie di video pubblicati da PRS Guitars, Rules of Tone, ha voluto ribadire un concetto netto, quasi disarmante nella sua semplicità: “Il manico è dove tutto accade”.
Una frase che può sembrare provocatoria, in un’epoca in cui pickup e pedali sembrano monopolizzare l’attenzione dei chitarristi. Eppure, per Smith, la vera voce della chitarra nasce nel legno, nella sua lavorazione, nella sua stabilità, e il manico è il punto in cui tutto questo prende forma.
Dove nasce il suono: l’importanza del manico
Per Paul Reed Smith, il manico non è solo una componente strutturale, ma una sorgente del suono vera e propria. È lì che si concentra la tensione delle corde, è lì che si genera la vibrazione primaria, è lì che il tocco del musicista incontra la materia viva dello strumento.
Smith descrive il manico come una barra di una marimba: sbilanciata, asimmetrica, carica di massa da un lato e con una geometria complessa, ben diversa da un semplice diapason. Questa struttura influenza profondamente il modo in cui vibra e trasmette energia, alterando il sustain, l’attacco, la brillantezza e il comportamento dinamico dello strumento.
La solidità del manico, spiega, fa la differenza tra una chitarra che canta e una che suona “spenta”. Se la vibrazione viene “soffocata” da materiali deboli o da una costruzione imprecisa, il suono si spegne prima ancora di arrivare ai pickup.
Il truss rod è un’assicurazione, non una soluzione
Nella filosofia di PRS, il truss rod non è una stampella su cui far reggere un progetto debole, ma una misura di sicurezza. Quando si deve agire pesantemente su questa barra di regolazione, spiega Smith, si introduce una tensione artificiale che penalizza il suono.
Per questo, il team di PRS lavora con l’obiettivo di costruire manici in grado di reggere la tensione delle corde in modo naturale, senza necessità di aggiustamenti costanti. Il truss rod è presente, certo, ma deve restare neutro, pronto a intervenire solo in casi estremi (ad esempio con corde di grosso calibro).
E in effetti, come raccontano i responsabili della produzione, i manici PRS sono progettati per rimanere stabili nel tempo, anche in ambienti con escursioni termiche e umidità molto diverse tra loro.
Il legno: scelta, asciugatura, comportamento
Tra i temi più ricorrenti nei video di Rules of Tone c’è la qualità del legno. Non solo come scelta estetica o di “pregio”, ma come elemento vitale che influisce sulla durata, la risposta acustica, la lavorabilità e la stabilità dello strumento.
Smith e il suo team raccontano con precisione maniacale i processi di asciugatura e acclimatazione del legno: ogni tavola viene ridotta a un’umidità interna controllata, spesso passando attraverso più cicli di essiccazione e stazionamento in ambienti a temperatura e umidità stabilizzate (72°F e 45% RH).
Alcuni legni, come l’acero o il mogano, reagiscono in modo completamente diverso durante questo processo, e non possono essere trattati nello stesso modo.
Secondo Smith, “se non azzecchi la fase iniziale, non c’è niente che potrai fare dopo per salvare la chitarra”. La sua esperienza gli insegna che una tavola con percentuali di umidità disomogenee sarà destinata a muoversi nel tempo, generando problemi di assetto, intonazione e suonabilità.
Il manico, una volta selezionato e asciugato, attraversa una lunga sequenza di lavorazioni altamente specializzate, sotto l’occhio di Dan Davis, responsabile del team neck-making di PRS.
È un lavoro che richiede tempo, occhi allenati e, soprattutto, mani esperte. Ogni bordo deve essere arrotondato con cura, ogni tastiera perfettamente livellata, ogni tasto posizionato senza la minima imperfezione. Solo così si ottiene quella sensazione “organica” che i chitarristi riconoscono appena prendono in mano uno strumento ben fatto.
I materiali contano: anche i fret e le colle
Oltre al legno, anche componenti apparentemente minori come i tasti sono oggetto di scelte precise. PRS utilizza fret in nickel silver indurito, selezionato per resistere nel tempo senza dover essere sostituito troppo presto. Non è acciaio inox, che Smith considera troppo rigido e difficile da lavorare, ma nemmeno materiale morbido che si consuma dopo pochi anni.
Anche la colla usata per installare il truss rod è parte del sistema: viene studiata per non interferire con la vibrazione e per permettere eventuali regolazioni in sicurezza. Ogni dettaglio, in questo senso, è parte integrante del risultato finale.
Il manico è la chiave del “mojo”
Per Smith, la costruzione del manico è un equilibrio tra fisica, artigianato e memoria storica. Ha studiato come venivano costruiti i manici negli anni ’50, sia in casa Fender che Gibson, e ha riportato quelle conoscenze nel presente, cercando di coniugare la tradizione con la precisione della produzione moderna.
In PRS, si parla ancora di “reading the wood”, un’espressione che indica la capacità di capire, al tatto e alla vista, come un determinato pezzo di legno si comporterà, come assorbirà la finitura, come reagirà alle variazioni di temperatura. Non è una scienza esatta, ma una pratica viva, che si trasmette tra colleghi, giorno dopo giorno.
Alla fine, le parole di Paul Reed Smith ci ricordano che una chitarra non è solo un oggetto sonoro, ma un corpo organico, in cui ogni parte vibra, reagisce e partecipa alla creazione del suono. Concentrarsi solo su pickup e pedali, spiega, rischia di farci perdere il senso profondo dello strumento.
La lezione è chiara: per ottenere una chitarra “magica”, bisogna costruire con attenzione ogni centimetro di legno, a partire proprio dal manico.