Marche

il dividendo fissato dal patto parasociale

PESARO Marche Multiservizi è una fabbrica di utili. Il dividendo da distribuire ai soci, al termine di ogni esercizio, è fissato dal patto parasociale, ovvero la scrittura privata stipulata tra Hera, il partner industriale che detiene il 46,7% delle azioni, e il Comune di Pesaro, principale socio pubblico con il 25,3% del capitale sociale. La misura di questo dividendo è fissata in 54 centesimi per ogni azione del valore nominale di un euro “nel rispetto della capienza senza attingere a riserve”, stabilisce l’accordo quinquennale scaduto lo scorso febbraio, il cui rinnovo è in fase di negoziazione. 

Il patto parasociale fissa le regole fondamentali per la gestione dell’azienda pesarese dei servizi pubblici locali. L’articolo 7, “distribuzione utili”, introdotto nell’accordo del 2020, chiarisce la finalità, secondo il socio industriale, della gestione curata dall’amministratore delegato di sua nomina, con l’evidente avallo del Comune di Pesaro. E spiega la politica di bilancio degli ultimi sei anni di Mms che, indipendentemente dalla mutevole congiuntura economica e sociale (pandemia, carenza di materie prime, rincari energetici, alluvione), ha assegnato ai soci ogni anno quasi 9 milioni di utili (54 centesimi ad azione, appunto). Per la precisione 8.795.808 euro (secondo l’ultimo bilancio del 2023), di cui oltre 4,1 milioni ad Hera, 2,2 milioni al Comune di Pesaro, 762mila alla Provincia di Pesaro Urbino (8,6% di azioni), quasi 354mila al Comune di Urbino (3,9% del capitale) e oltre 168mila euro all’Unione montana dell’alta valle del Metauro (1,9%). Il resto va agli altri 51 soci pubblici ultra minoritari, come l’Unione Montana del Catria e del Nerone che con lo 0,00068% delle azioni incassa circa 60 euro. Nei fatti per tutti gli enti locali Marche Multiservizi è un bancomat annuale, da cui i due principali soci riscuotono milioni. L’indirizzo della distribuzione di un dividendo pari al 54% del valore nominale delle azioni è iniziato con i bilanci del 2018 e del 2019 (chiusi con 12,8 e 12,4 milioni di euro di utili) ed è diventato regola preordinata e vincolante di gestione, pattuita tra Hera e Comune di Pesaro, a partire dall’esercizio del 2020.

La bozza del nuovo accordo

La bozza del nuovo patto parasociale, oggetto di trattativa politica nel centrosinistra del governo di Pesaro per limitare il potere di Hera, che ha portato tra l’altro al progetto della discarica di Riceci, tempera la norma secca sul dividendo con un richiamo alla compatibilità con le condizioni economico patrimoniali. È anche aggiunto un punto all’articolo 7, che oltre a indicare l’obiettivo dell’efficientamento dei servizi evidenzia la funzionalità degli utili per l’equilibrio patrimoniale, al servizio del finanziamento gli investimenti sulle infrastrutture per contenere gli oneri finanziari sulle tariffe.

In realtà gran parte degli utili se ne va in dividendi e non integra le riserve di capitale, inoltre quasi la metà dei dividendi prende la strada di Bologna, dove ha sede il gruppo Hera, senza rimpinguare le casse dei Comuni del territorio. Il sindaco di Urbino Gambini riferì che nell’assemblea dei soci del 2023, quella dello scontro tra Hera e l’ex sindaco di Pesaro Ricci sulla discarica di Riceci, il presidente del gruppo bolognese lanciò l’idea di destinare nel successivo bilancio tutto l’utile alla capitalizzazione per gli investimenti.

Lo stop al business dei rifiuti

Si trattava di una provocazione perché l’anno scorso il dividendo è stato il medesimo degli anni precedenti, nonostante l’utile di Marche Multiservizi abbia registrato una riduzione significativa passando da 15,5 milioni del 2022 a 12,1 milioni di euro. Un calo provocato dalla chiusura della discarica di Ca’ Lucio di Urbino e dallo stop posto dalla Regione al conferimento dei rifiuti industriali nella discarica di Ca’ Asprete in deroga al limite del 50% dei rifiuti urbani del piano regionale, con l’interruzione del business del riempimento accelerato dei siti autorizzato dagli enti del territorio nel 2017. Così, per effetto della norma del patto parasociale, il 72,9% dell’utile è stato distribuito ai soci e solamente il 27,1% (3.269.742 euro) è stato accantonato a riserva straordinaria.

La scelta virtuosa

Non si tratta di una scelta che rientra tra le condotte più virtuose. Una comparazione significativa la offre l’azienda riconosciuta come la migliore multiservizi in assoluto nel 2025 dal premio Top Utility (in cui Mms ha vinto nella categoria della sostenibilità ambientale e sociale con altri due piazzamenti). Ovvero Silea, partecipata da 87 Comuni delle province di Lecco, Como e Bergamo, che nel 2023, con una redditività percentuale confrontabile con quella dell’azienda pesarese, ha destinato a riserva il 76,4% dell’utile d’esercizio mentre il restante 23,6% l’ha distribuito ai soci (percentuali più che capovolte). Grazie all’elevata patrimonializzazione, l’azienda lombarda non ha debiti bancari: tutti gli investimenti dell’ultimo triennio sono stati autofinanziati.




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