Economia

Il dipendente di Poste è incaricato di pubblico servizio

La raccolta di fondi attraverso libretti di risparmio postale e buoni postali fruttiferi, effettuata da Poste italiane s.p.a. per conto della Cassa depositi e prestiti, ha natura pubblicistica. L’operatore di Poste Italiane addetto alla vendita e gestione di tali prodotti riveste la qualifica di incaricato di pubblico servizio. A queste conclusioni sono approdate le Sezioni unite penali della Cassazione con una pronuncia le cui motivazioni saranno disponibili solo tra qualche tempo. Nel caso approdato in Cassazione, un dipendente di Poste Italiane era stato ritenuto colpevole del reato di peculato per essersi appropriato, come responsabile della sala consulenze, di somme provenienti dal riscatto di buoni fruttiferi postali destinate a essere investite in altri strumenti finanziari.

La controversia

A essere risolta è una questione che aveva visto contrapposti due orientamenti diametralmente opposti perchè alla posizione poi condivisa dalle Sezioni unite se ne contrapponeva un’altra che, invece, valorizzava l’aspetto solo privatistico dell’attività del dipendente postale. Lo svolgimento di funzioni di tipo bancario da parte di Poste Italiane avrebbe allora assunto natura privatistica (come del resto per le banche) contestualmente al venir meno del sistema normativo delle banche pubbliche.

Di conseguenza, l’appropriazione di denaro dei risparmiatori con abuso del ruolo integrerebbe piuttosto il reato di appropriazione indebita; riservare ai dipendenti di Poste Italiane un trattamento più rigoroso di quello applicabile ai dipendenti degli istituti di credito, a parità di attività effettivamente svolta, contrasterebbe anche con il principio di uguaglianza riconosciuto dall’articolo 3 della Costituzione.

Di diverso avviso, invece, l’orientamento che vedeva il dipendente di Poste Italiane assumere la funzione di incaricato di pubblico servizio in rapporto all’attività di raccolta del risparmio. Una conclusione in linea con l’articolo 12 del Codice postale e delle telecomunicazioni, per il quale «le persone addette ai servizi postali e di bancoposta, anche se dati in concessione a uso pubblico, sono considerate pubblici ufficiali o incaricati di pubblico servizio, secondo la natura delle funzioni loro affidate, in conformità degli articoli 357 e 358 del Codice penale».

Le recenti sentenze di Cassazione

Tra gli elementi a corroborare questa posizione erano stati sottolineati anche da recenti sentenze della Cassazione la sottoposizione dell’attività di risparmio postale al potere di indirizzo del ministero dell’Economia e il regime dei relativi strumenti finanziari, assistiti da garanzia di Stato per i quali sono previste forme di tassazione agevolata e l’esenzione da oneri fiscali come quelli di successione.


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