Il Decreto sicurezza blocca la cannabis light, controlli a Bitonto
“Questo distributore h24 di cannabis legale è spento. Grazie al governo italiano. La prossima volta che voti pensa”. Non ci sono giochi di parole né sconti sul cartello affisso alla macchinetta di vendita automatica del negozio “Sweed” a Bitonto. Un’attività onesta e regolare, presente da 9 anni sul territorio barese, che come molte altre d’Italia, si ritrova da un giorno all’altro a dover fare i conti con l’entrata in vigore del Decreto sicurezza 2025 (D.L. 48/2025), formato da 39 articoli, che pone tra le molte misure anche nuove restrizioni sui prodotti a base di canapa light, finendo per incriminare produttori, commercianti e consumatori.
Il provvedimento ha già ricevuto il voto di fiducia alla Camera e attende l’esame in Senato, per essere convertito definitivamente in legge. Un giro di vite strettissimo che arriva a strozzare un intero comparto imprenditoriale, industriale e agricolo, equiparando di fatto la cannabis light a una sostanza stupefacente e vietando qualsiasi forma di impiego dell’infiorescenza. È così a rischio l’attività di Adriano Garofalo, proprietario dello shop bitontino, e altri 22mila di posti di lavoro diretti e indiretti, un meccanismo pieno di cortocircuiti che finisce per colpire un mercato del valore di 2 miliardi di euro e ampliare il raggio di vendita della criminalità organizzata sul territorio italiano.
Entriamo nel dettaglio. Nell’articolo 18 del provvedimento è esclusivamente consentita la produzione di infiorescenze contenenti Thc (principio psicoattivo) al di sotto della soglia dello 0,2 % solo se destinate al “florovivaismo professionale”, vietandone ogni altro uso, dal commercio alla lavorazione, dalla detenzione alla vendita. Tutti gli imprenditori agricoli e i commercianti di prodotti a basso contenuto di Thc o derivati rischiano così, ormai dall’11 aprile 2025, controlli della Guardia di finanza, come avvenuto ad Adriano, sequestri e denunce per violazione del Testo unico stupefacenti. Anche un olio di Cbd ottenuto dai fiori di cannabis diventa in questo modo illegale, all’infuori dell’ambito medico, indipendentemente dal contenuto di Thc o dalla finalità d’uso.
“Nel 2016 ho aperto a Bitonto uno dei primi cannabis shop legali, ‘Sweed’ – racconta Adriano ai microfoni di Telebari – da allora abbiamo collaborato con aziende agricole, aziende della distribuzione, tutte di imprenditori under 40, nate negli ultimi anni. Dopo l’entrata in vigore dell’articolo 18 del Decreto sicurezza, avvenuta l’11 aprile 2025, ci ritroviamo in un periodo di grande incertezza giuridica e imprenditoriale con conseguenze gravissime sul nostro settore finendo per indirizzare 1milione e 200mila consumatori di cannabis light verso il mercato nero. Le nostre sono attività commerciali che ricevono merce regolarmente fatturata e analizzata da laboratori accreditati. Qualche settimana fa la Guardia di finanza è venuta farci visita – prosegue – intimandoci di tenere spento da quel momento in poi il nostro distributore h24 e non vendere più infiorescenze scientificamente del tutto innocue che vendiamo da anni legalmente con scontrino e Iva al 22 per cento. Ci sono stati altri negozi e altre aziende anche nel Barese che hanno subito la visita dei militari, il sequestro e la denuncia penale per spaccio. Ci stanno mettendo in condizione di chiudere, licenziando i nostri collaboratori, persone assunte con regolari contratti e che hanno una famiglia da mantenere. Tra l’altro nessuno ci ha ancora detto cosa fare, non c’è stata data alcuna finestra di tempo per lo smaltimento dei nostri prodotti. Siamo sicuri che intasare i tribunali, licenziare la gente e chiudere attività commerciali oneste come la nostra non alimenterà in alcun modo la sicurezza nel nostro Paese”.