Il Consiglio d’Europa contro l’Italia e gli altri Paesi che contestano la Cedu: “No a pressioni politiche su chi protegge i diritti”
“In una società governata dallo Stato di diritto, nessun organo giudiziario dovrebbe subire pressioni politiche. Le istituzioni che proteggono i diritti fondamentali non possono piegarsi ai cicli politici. Se lo fanno, rischiamo di erodere la stessa stabilità che sono state costruite per garantire. La Corte non deve essere usata come arma, né contro i governi, né da loro”. Il segretario generale del Consiglio d’Europa Alain Berset replica così alla lettera promossa da Italia e Danimarca – e siglata anche da Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, attuale presidente del semestre europeo – in cui si contestano alcune sentenze della Cedu in merito alle questioni migratorie e si chiede di fatto una revisione dell’interpretazione della Convenzione europea dei diritti dell’uomo.
La premier italiana Giorgia Meloni ha parlato esplicitamente di “paradossi” che impediscono agli Stati di “agire a difesa della sicurezza dei propri cittadini”, in particolare nel caso dell’espulsione di stranieri condannati per reati gravi: “Dobbiamo chiederci se i testi… e le loro interpretazioni sono effettivamente in grado di rispondere alle esigenze che sono sentite dai cittadini”.
Berset sottolinea che “si tratta di sfide complesse e le democrazie devono sempre rimanere aperte alla riflessione attraverso le opportune vie istituzionali. Ma la chiarezza è essenziale. La Corte europea dei diritti dell’uomo non è un organismo esterno. È il braccio giuridico del Consiglio d’Europa – creato dai nostri Stati membri, istituito per scelta sovrana e vincolato da una Convenzione che tutti i 46 membri hanno liberamente firmato e ratificato. Esiste per proteggere i diritti e i valori che si sono impegnati a difendere. Sostenere l‘indipendenza e l’imparzialità della Corte è il nostro fondamento. Il dibattito è salutare, ma non lo è politicizzare la Corte”, sottolinea il segretario generale.
“Quest’anno la Convenzione compie 75 anni. La Corte ha dato vita ai suoi principi, guidando gli Stati europei attraverso minacce all’indipendenza giudiziaria, turbolenze politiche e persino guerre. In ogni caso, è stata una bussola costante, sostenendo lo stato di diritto e proteggendo i diritti individuali all’interno del sistema di pesi e contrappesi che i nostri Stati hanno scelto di costruire insieme. La Corte europea dei diritti dell’uomo è l’unico tribunale internazionale che giudica le violazioni dei diritti umani nel contesto della guerra di aggressione russa contro l’Ucraina. Questo non dovrebbe mai essere compromesso. Nell’affrontare le complesse sfide di oggi, il nostro compito non è quello di indebolire la Convenzione, ma di mantenerla forte e pertinente – per garantire che libertà e sicurezza, giustizia e responsabilità, siano tenute in equilibrio. Questa è l’eredità che riceviamo. Ed è il dovere che condividiamo”.
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