Società

Il Comune di Bologna distribuisce pipe per il crack a Bologna, Valditara: “Droga e degrado non si combattono così”

Il Comune di Bologna, guidato dal sindaco Matteo Lepore, ha deciso di distribuire 300 pipe per il crack, con l’obiettivo di ridurre i rischi sanitari derivanti dall’utilizzo di strumenti improvvisati.

L’iniziativa, sperimentata negli ultimi 18 mesi e dal costo contenuto di circa 3.500 euro, vuole anche favorire il contatto con i tossicodipendenti per avviarli a percorsi di cura. Forte la reazione del centrodestra: secondo i dirigenti locali, “si tratta di un incentivo allo spaccio e all’uso di droga con soldi pubblici”, un provvedimento giudicato inaccettabile e definito da alcuni esponenti come una “vera istigazione a delinquere”.

L’impegno del governo e il ruolo delle scuole

La controversia ha avuto eco nazionale, con gli interventi del vicepremier Matteo Salvini e del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, entrambi schierati contro l’iniziativa. Salvini ha parlato di “follia” ribadendo che “la droga è morte e va fermata”. Dal canto suo, Valditara ha posto l’accento sull’importanza della prevenzione nelle scuole, sottolineando come i docenti svolgano un ruolo fondamentale nell’informare i giovani e nel rafforzare la cultura della legalità. “Occorre distinguere tra chi promuove la cultura della vita e chi invece legittima la cultura del degrado”, ha dichiarato, ribadendo che l’intervento educativo deve partire dalle aule, dove ragazzi e famiglie vanno accompagnati con progetti mirati e percorsi informativi efficaci.

L’allarme degli esperti e le proposte educative

Il problema sanitario resta al centro dell’attenzione. Lo psichiatra Riccardo Gatti, coordinatore del tavolo tecnico sulle dipendenze della Regione Lombardia, intervistato da Adnkronos, ricorda come il crack generi una dipendenza immediata e devastante, capace di distruggere rapidamente il corpo e la psiche. “Si smette – ha spiegato – solo quando l’organismo è logorato o la mente cede”. Per Gatti la risposta non può limitarsi agli interventi di riduzione del danno, ma deve includere politiche educative strutturate.

Diverse associazioni bolognesi chiedono infatti una maggiore collaborazione tra enti locali, scuole e servizi sanitari, con l’attivazione di laboratori, sportelli d’ascolto e momenti di confronto guidati da esperti in ogni istituto. L’obiettivo è coinvolgere direttamente studenti e insegnanti, trasformando la prevenzione in una vera e propria educazione civica alla salute, capace di fornire strumenti concreti contro le dipendenze.


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