Il cocktail più costoso al mondo è firmato da un italiano
È amalfitana la firma sul cocktail appena diventato il più costoso al mondo, con ingredienti della prima metà dello scorso secolo.

Vi ricordate il cocktail da 1200 che prometteva di cambiare la vita? Briciole rispetto al nettare a cinque cifre realizzato da Salvatore “The Maestro” Calabrese per il fine dining Nahaté di Dubai. Bicchieri in cristallo, una miscela inedita di tequila creata apposta per l’occasione e altri ingredienti ripescati dagli anni ’30 e ’50 del secolo scorso, proprio come piace fare al barman italiano. Il tutto miscelato in un cocktail da capogiro servito alla modica cifra di 156.000 dirham – l’equivalente di circa 37.500 euro.
Un cocktail da record
Il bartender amalfitano dei record ci regala, per la seconda volta, un pezzo unico che diventa il cocktail più costoso al mondo. Era già successo nel 2012, quando a Londra aveva servito il Salvatore’s Legacy, miscela a base di cognac diventata la più cara di sempre per il suo scontrino da 8.800 euro.
La nuova creatura di The Maestro, che supera ampliamente il record precedente, fa storia a parte. Il nome è un omaggio alla location in cui il cocktail ha preso forma – Nahaté, come l’omonimo ristorante e nightclub di lusso a Dubai –; per aggiudicarsi questo pezzo unico ha avuto luogo una vera e propria battaglia al miglior offerente.
A fare suo il, anzi i due bicchieri (e che bicchieri: due calici di cristallo dell’azienda francese Baccarat risalenti al 1937), è stata la modella e imprenditrice Diana Ahadpour durante una serata appositamente organizzata dai proprietari del ristorante.
La facoltosa acquirente si è guadagnata di sorseggiare una miscela unica: un blend inedito di Patrón Tequila (che tra l’altro sponsorizzava la serata insieme a Baccarat) appositamente creato dal maestro distillatore David Rodriguez, Kina Lillet del 1950 e Angostura degli anni ’30. Per completare l’acquisto, Ahadpour si è portata a casa anche la pregiata bottiglia di Tequila e i due bicchieri, pezzi unici al mondo.
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