Lazio

“Il caso Becciu ha sconvolto il clima. Il nuovo Papa segua le orme di Francesco” – Il Tempo


Nico Spuntoni

Il cardinale Wilfrid Fox Napier è uno dei prelati africani più famosi grazie anche al suo ruolo protagonista nella lotta all’apartheid. A lungo presidente dei vescovi dell’Africa meridionale, Napier è stato incluso nel sacro collegio da Giovanni Paolo II nel 2001 e oggi, a 84 anni, si trova a Roma per partecipare alle congregazioni generali. Al porporato sudafricano abbiamo chiesto di dire la sua su conclave e pre-conclave.

Eminenza, questo è il terzo conclave da cardinale per lei anche se questa volta non voterà. Quali differenze con gli altri due?
«La prima differenza, come detto, è che avendo superato gli 80 anni non parteciperò al conclave ma solo alle congregazioni generali che lo precedono. Quindi in qualche modo lo osserverò da fuori come tutti gli altri. Ma ho il privilegio di essere con i cardinali mentre stanno deliberando su quali siano le questioni chiave da considerare, in particolare quali siano i bisogni della Chiesa nelle diverse parti del mondo».

Qual è il ruolo di un cardinale non elettore in questi giorni? Consigliate i cardinali più giovani sulla scelta da fare?
«Non necessariamente. Quando partecipiamo alle congregazioni generali c’è l’opportunità per noi non elettori di ricordare a coloro che voteranno quali crediamo siano le principali preoccupazioni che la Chiesa ha affrontato negli ultimi 12 anni. Ci sono alcune questioni che Francesco ha iniziato ad affrontare sulla base dei risultati delle discussioni che si sono tenute prima della sua elezione. Penso che abbia affrontato alcuni di questi dossier in modo chiaro e mi auguro che il nuovo Papa ne sia consapevole e che basi il lavoro su quelle fondamenta».

 

 

Che clima c’è stato in questi giorni di congregazioni?
«Sono emerse alcune questioni controversie che hanno alterato l’equilibrio. Ma l’ultima sessione credo sia stata chiarificatrice e i cardinali hanno iniziato a dare i loro contributi in modo più libero, senza concentrarsi specificamente su una questione particolare».

Per giorni ha tenuto banco il caso Becciu fino al passo indietro del vostro confratello sardo. Lei che idea si è fatto?
«Sono d’accordo con il contenuto della dichiarazione della congregazione dei cardinali che è stata resa pubblica. Non posso negare che la questione abbia sconvolto l’intero clima delle nostre riunioni».

 

 

Quali temi dovrebbero essere al centro del prossimo pontificato?
«Il prossimo Papa deve seguire l’indicazione di Francesco che per i primi Sinodi scelse famiglia, matrimonio e giovani. I giovani devono essere una parte molto importante del ministero del Papa. Anche il fatto che Francesco sia morto poco prima del Giubileo degli Adolescenti è significativo. Dimostra quanto siano importanti i giovani oggi e che dobbiamo prenderci cura di loro e non lasciarli in balia di altre forze. Ma c’è una cosa che vorrei dire. Francesco nell’ultimo Sinodo si è concentrato sulla sinodalità e sulla collegialità. Penso che sia stato un ottimo modo per mostrare che tipo di Chiesa dobbiamo sviluppare nelle nostre parrocchie e nelle nostre diocesi. Una Chiesa in cui le persone si siedono e discutono insieme piuttosto che aspettare semplicemente che qualcuno al vertice dia loro ordini su ciò che devono fare».

Pensa che possa essere il momento per un Papa africano? La vostra è la Chiesa più in crescita ma non esprime alcun prefetto in Curia.
«Per come la vedo io, il Papa è di tutti e anche la Curia è di tutti e diventa di tutti anche chiunque il Papa scelga di mettere a capo di un dicastero. Il cardinale Luis Antonio Tagle, ad esempio, è un uomo meraviglioso che ha guidato il dicastero per l’Evangelizzazione dei popoli. Ma è passato molto tempo da quando le Filippine sono state effettivamente evangelizzate. L’Africa è ancora in fase di evangelizzazione. Tramite questo esempio si può vedere come, anche se una persona non è destinata ad un compito specifico, può fare un ottimo lavoro. Quindi direi certamente che se ci sono persone che lavorano bene in Vaticano o anche nel loro contesto, allora possono essere una buona scelta a prescindere dalla provenienza. Quindi non deve essere per forza africano o asiatico o altro, ma qualcuno che conosca bene la Chiesa».

 




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