Lazio

il caso arriva sul tavolo del ministro Salvini

È bastato un cavo tranciato alla stazione Tuscolana per mandare in tilt un’intera regione.

Una giornata infernale per migliaia di pendolari, rimasti per ore sui binari o bloccati all’interno dei convogli senza alcuna informazione, mentre le linee FL1 e FL3 – le arterie vitali tra Roma, Fiumicino, Orte e Viterbo – si spegnevano una dopo l’altra.

La cronaca del caos è ormai nota: oltre 110 treni cancellati, 25mila minuti di ritardi accumulati, corse soppresse, rimodulate o limitate.

A farne le spese, come sempre, lavoratori e studenti che ogni giorno affidano la propria routine alla speranza che tutto fili liscio. Ma lo scorso 21 maggio, di liscio non è andato nulla.Ora, quel mercoledì nero dei trasporti è approdato alla Camera dei Deputati.

A portarlo in Parlamento è Andrea Casu, deputato del Partito Democratico e membro della Commissione Trasporti, che ha presentato un’interrogazione al ministro Matteo Salvini, chiedendo spiegazioni sul perché un guasto avvenuto alle 7 del mattino abbia messo in ginocchio la rete ferroviaria per l’intera giornata.

È inaccettabileha dichiarato Casuche un’interruzione della linea elettrica non trovi risposta tempestiva ed efficace da parte di chi ha il dovere di garantire un servizio pubblico essenziale”.

Secondo quanto emerso, infatti, i servizi sostitutivi sono stati carenti, le informazioni ai passeggeri quasi inesistenti, e molti convogli sono rimasti fermi per ore senza assistenza a bordo.

L’interrogazione mira a ottenere risposte precise: quanti treni sono stati realmente coinvolti? Quali misure sono state adottate per tutelare i passeggeri? E soprattutto, cosa si intende fare per evitare il ripetersi di situazioni simili?

Chi viaggia ogni giorno lo sa: il caso del 21 maggio non è isolato. Basta ricordare il “chiodo maledetto” che lo scorso ottobre bloccò le linee ferroviarie in tutta Italia, o i problemi cronici delle tratte FL8 e FL6.

La rete ferroviaria del Lazio è fragile, troppo spesso al limite del collasso, e a pagarne le conseguenze sono sempre gli stessi.

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