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Il carcere è luogo di operazioni oscure. Così sono tornati liberi mafiosi condannati per omicidio

“Il carcere è un luogo di operazioni oscure. È un luogo nel quale dai tempi del terrorismo, poi con la mafia, sono avvenuti non dico i peggiori baratti, ma i peggiori passi indietro dello Stato in molte circostanze”. Ne è sicuro Sebastiano Ardita, procuratore aggiunto di Catania e magistrato esperto della gestione carceraria: tra il 2001 e il 2011, infatti, è stato dirigente del trattamento detenuti del Dipartimento amministrazione penitenziaria.“Purtroppo il sistema penale italiano è fatto in modo tale per cui una sentenza di condanna è una affermazione soltanto cartolare”, ha detto il magistrato intervenuto al dibattito intitolato Mafia e Antimafia, tra riforme e passi indietro, insieme al sostituto procuratore della Dna Nino Di Matteo, moderato dal giornalista Giuseppe Pipitone, vice caporedattore e inviato de ilfattoquotidiano.it. L’evento è stato promosso dal Comune di Aci Castello con il coordinamento del consigliere delegato alla cultura Antonio Maugeri ed è stato trasmesso dai canali di Antimafia duemila.

Una condanna a dieci anni in realtà presuppone una indicazione sbagliata, perché esistono strumenti che consentono di erodere questa quantità di pena. E poi una legge del 2012 ha aumentato a 75 il numero di giorni che vengono scontati per ogni anno trascorso in detenzione”, ha spiegato il magistrato, tratteggiando un meccanismo che ha definito come “diabolico”. In questo modo “sono usciti dal carcere soggetti che erano stati arrestati per gravissimi reati nei primi anni ’90, anche per omicidi di mafia”. Sono stati rilasciati per ritorare subito a delinquere “Usciti dal carcere questi soggetti hanno commesso reati altrettanto gravi, anche di sangue“, ha aggiunto Ardita. “Questo non un effetto della democrazia, come viene raccontato ma dell’anarchia. Sono cioè il risultato della incapacità di misurare il rapporto che esiste tra sicurezza e libertà in uno Stato, che è il principio della democrazia”, ha spiegato il magistrato. E ancora, ha aggiunto che “le democrazie si caratterizzano per avere un giusto equilibrio tra sicurezza e libertà. Occorre la certezza del diritto, occorre la sicurezza pubblica e questa sicurezza e questa certezza ovviamente non devono opprimere il cittadino fino al punto da rendere impossibile la vita ma neanche devono consentire a persone che commettono gravi reati di rimanere del tutto impunite”.


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