Il canto del ritmo: come rendere melodica la batteria
Come far “cantare” la batteria: dalla filosofia al metodo, un viaggio tra groove, ascolto e interpretazione musicale.
C’è chi pensa che il batterista sia semplicemente “quello che tiene il tempo”. Ma se il tempo non fosse solo qualcosa da contare, e invece qualcosa da cantare? Se le bacchette potessero raccontare una melodia, non con le note, ma con accenni, sfumature e intenzioni? Possiamo davvero far “cantare” uno strumento fatto di pelli, legno e metallo?
In un’epoca dove tutto è quantizzato, veloce, allineato, questa domanda suona quasi romantica. Eppure, è la chiave per suonare la batteria in modo espressivo, musicale e profondamente umano.
La batteria è uno strumento melodico? (Spoiler: sì, se vuoi che lo sia)
Nel jazz (ma anche in altri contesti), la batteria ha da tempo smesso di essere solo uno sfondo. Dai fraseggi liberi di Tony Williams alle linee percussive di Elvin Jones, si è fatta voce solista, colore armonico, linguaggio ritmico che comunica. Non a caso, musicisti come Max Roach hanno parlato spesso del “canto del ritmo”, cioè della capacità del batterista di fraseggiare come un cantante, dare forma al suono come uno strumentista melodico.
Enzo Zirilli, batterista jazz tra i più raffinati in Europa, lo dice chiaramente nel suo corso “Jazz Drum Mindset” su Musicezer: “Il ritmo ha un canto, sempre, e anche il canto ha un ritmo, per cui le due cose sono strettamente correlate”. Una frase che sembra poetica, ma che in realtà ha implicazioni molto pratiche.
Cosa significa far cantare la batteria?
Non si tratta di suonare melodie con le bacchette come se fossero note su un pianoforte. Si tratta di fraseggiare con intenzione, di modellare il suono in modo che ogni colpo racconti una storia. Di pensare in termini di “domanda e risposta”, di “frasi” e non solo di pattern.
È un’attitudine, una prospettiva. Significa smettere di suonare esercizi, e cominciare a suonare idee.
Nel suo corso, Zirilli propone una visione quasi orchestrale:
“La batteria può cantare, come dicevano tanti grandi batteristi… ho sempre cercato di tirar fuori dallo strumento questo lato melodico, ma nello specifico la cosa importante è sempre riferirsi alle melodie e cercare di riprodurle sul proprio strumento”.
Una missione possibile, anche per chi non è un batterista jazz.

Ok, ma come si fa?
Partiamo da un concetto semplice ma spesso trascurato: cantare prima di suonare. Se non riesci a canticchiare il groove o la frase che stai per suonare, probabilmente non la padroneggi davvero. Puoi esercitarti a cantare linee ritmiche mentre le suoni, proprio come si fa con il solfeggio ritmico, ma con più swing.
Zirilli suggerisce anche un approccio fisico e immaginativo: il set diventa una piccola orchestra. Il piede destro è il contrabbasso, il charleston può essere la sezione fiati, la mano sinistra il sassofono solista. Questo modo di pensare trasforma il batterista in direttore e interprete al tempo stesso.
E poi ci sono le spazzole, che permettono un lavoro sulle dinamiche ancora più sottile. Non solo per accompagnare ballad: con le spazzole puoi “cantare” il bebop, fraseggiare in swing, lavorare sugli accenti come se stessi scolpendo le parole di una melodia.
Prova pratica: canta, costruisci, scolpisci
- Canta un groove. Qualsiasi. Dalla clave del reggaeton al ride del jazz. Fallo camminando, cucinando, in bici. Fallo senza batteria. È tuo.
- Scegli una melodia semplice (es. “Autumn Leaves”, o anche “Yesterday”) e prova a esporla sul rullante o con cassa e charleston, mantenendo il feel.
- Imita uno strumento. Suona come se fossi un sax baritono con la cassa. O un violino pizzicato con le dita sul bordo del rullante. È un gioco? No, è studio.
- Studia il tema. Ascolta un brano bebop e trascrivi il tema ritmico. Poi distribuiscilo sul tuo set come se ogni parte del drumkit fosse una voce diversa.
- Spazzole in libertà. Prendi un brano slow (es. “Naima” di Coltrane) e suonalo con le spazzole cercando di scolpire le dinamiche solo con la pressione. Niente colpi secchi, solo flusso.
E adesso tocca a te
Hai mai provato a “cantare” con la batteria? Hai già pensato al tuo set come a una piccola orchestra? Questo approccio può cambiare profondamente il tuo modo di suonare, e anche di ascoltare. Non serve essere in una jazz band o conoscere tutte le scale modali. Serve solo un po’ di curiosità, ascolto e desiderio di comunicare.
Se vuoi approfondire questo tipo di approccio, ti consigliamo il corso “Jazz Drum Mindset” di Enzo Zirilli su Musicezer: è una vera miniera di ispirazione, piena di esempi pratici e riflessioni illuminanti.
Prova questi esercizi e raccontaci come è andata! Hai trovato difficile cantare e suonare insieme? È stato liberatorio? Scrivilo nei commenti. E se hai dubbi, domande, spunti: siamo qui per discuterne, insieme.