Il caldo estremo e la mano dell’uomo, così i boschi della Calabria vanno in fumo
È un Sud che brucia quello che emerge dall’ultimo report dell’Ispra sugli incendi boschivi in Italia. E la Calabria è tra le quattro regioni più colpite. Sull’argomento, abbiamo sentito Raffaele Mangiardi, coordinatore regionale Aib, il sistema anticendio boschivo.
Come mai nel territorio calabrese questo fenomeno è così dilagante?
«Più che un Sud che brucia, quello del 2025 è stato un Mediterraneo che ha vissuto condizioni meteorologiche estreme, con alte temperature, venti persistenti e lunghi periodi di siccità, che hanno favorito l’innesco e la propagazione degli incendi. Non solo l’Italia, ma anche Paesi come la Spagna, la Grecia e il Portogallo hanno registrato eventi di grande estensione. In Calabria, comunque, il Sistema di prevenzione e lotta attiva agli incendi ha reagito prontamente, impiegando anche risorse tecnologicamente avanzate in grado di monitorare il territorio e svolgere importanti azioni di deterrenza. L’utilizzo dei droni di ultima generazione, coordinati dalla Control Room situata presso la Cittadella Regionale, ha visto un ulteriore rafforzamento per attuare strategie di monitoraggio ancora più efficaci. Questo aspetto, coniugato con l’implementazione di sistemi informativi dedicati all’acquisizione delle informazioni in tempo reale e di tecnologie legate all’applicazione dell’intelligenza artificiale, ha permesso di mantenere il fenomeno degli incendi su livelli decisamente inferiori rispetto al passato. Prendendo, infatti, a riferimento il 2021, nel quale è stata dichiarata in Calabria l’emergenza nazionale per gli incendi, si osserva una diminuzione del 45% del numero di incendi boschivi e una riduzione del 76% della superficie boscata percorsa dal fuoco».
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