Il botta e risposta tra Netanyahu e Trump sulla fame a Gaza
Non c’è niente da vedere, dice uno. L’altro non è d’accordo. Benjamin Netanyahu e Donald Trump su piani diversi: l’oggetto è la fame a Gaza.

Nothing to see here, niente da vedere. Sotto il velo del fumo e le ragnatele di cemento spezzato non ci sono pance vuote e occhi terrorizzati, macchè. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu prende la vetrina dei social, e la parola d’ordine è negare: “Non c’è fame a Gaza, non c’è una politica di fame a Gaza”, si legge su X.
Le dichiarazioni di Netanyahu hanno fatto un certo rumore. “Vi assicuro che siamo impegnati a raggiungere i nostri obiettivi di guerra” si legge ancora. “Continueremo a combattere finché non otterremo il rilascio dei nostri ostaggi e la distruzione delle capacità militari e di governo di Hamas”. C’è chi si dice scettico: Donald Trump, ad esempio.
La risposta di Trump
Nelle ultime ore il presidente degli Stati Uniti ha incontrato il premier britannico Keir Starmer. I giornalisti, prima del colloquio, l’hanno però intercettato per chiedergli se fosse d’accordo con le sopracitate dichiarazioni di Netanyahu. “Non particolarmente” ha risposto Trump. “Da quello che ho visto in tv, i bambini li’ sembrano avere molta fame“.
A marzo 2024 l’ONU prese a ipotizzare un cimine di guerra per le restrizioni israeliane sul cibo a Gaza. Il dado è tratto, dicono le Nazioni Unite: il blocco all’ingresso di aiuti umanitari equivale al crimine di procurata fame. Un anno più tardi la World Central Kitchen, la celeberrima ONG di chef José Andrés – che nel frattempo ha perso sette collaboratori, uccisi dai missili di Gerusalemme -, dice di non poter più preparare pasti perché non c’è più cibo: le scorte sul territorio sono terminate e il governo israeliano strozza l’ingresso di nuove risorse.
Insomma: Trump l’avrà visto in tv, ma il punto è che i rapporti sulla fame sono molteplici e mononota. Intanto, stando a quanto riportato da Mahmud Bassal, portavoce della protezione civile nell’enclave palestinese gestita da Hamas, nelle ultime ore sedici palestinesi sono stati uccisi da attacchi israeliani. Tra le vittime c’è anche una donna incinta, ha dichiarato la Mezzaluna Rossa Palestinese; ma il feto è stato salvato con un taglio cesareo eseguito in un ospedale da campo.
Altre cinque persone sono state uccise in un attacco aereo a Khan Yunis e sei persone sono state uccise in due attacchi separati a Gaza City e nella zona centrale di Gaza, ha aggiunto il portavoce della protezione civile. L’ospedale Al-Awda di Gaza centrale, nel campo di Nuseirat, ha riferito che una persona è stata uccisa e nove ferite quando le forze israeliane hanno aperto il fuoco sui palestinesi in attesa di aiuti nella zona centrale di Gaza.
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