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Il birrificio Elav rinasce grazie a un imprenditore misterioso.

Buone notizie per la birra artigianale: dopo la chiusura nel 2023, il birrificio Elav torna grazie a nuovi investimenti ma sempre guidato dal fondatore Antonio Terzi.

Il birrificio Elav rinasce grazie a un imprenditore misterioso.

La notizia che si diffuse nella primavera 2023 colse di sorpresa il mondo della birra artigianale italiana, ma il post su Facebook di Antonio Terzi, fondatore del birrificio Elav, per quanto laconico non lasciava spazio a interpretazioni: lo storico birrificio di Comun Nuovo chiudeva i battenti, proprio mentre si apprestava a festeggiare i vent’anni di vita. Una scelta drastica dovuta a difficoltà economiche esasperate dal Covid, ma con un vero colpo di scena degno di un film natalizio, la storia sembra non fermarsi qui: Elav tornerà, e Antonio farà parte del progetto.

Cos’è successo

elav birre

Il progetto Elav è nato tra le mura del Clock Tower, punto di riferimento a Treviglio e dintorni per la birra artigianale, per poi diventare birrificio a tutti gli effetti nel sito produttivo di Comun Nuovo.

Birrificio della seconda generazione, periodo d’oro del movimento a cui gli appassionati guardano con nostalgia, si distinse subito per l’ampia varietà di stili affrontati nella sua gamma di prodotti ispirati ai generi musicali (Punks do it bitter, Grunge IPA, ecc) e, più in là nel tempo, per lo spirito imprenditoriale di Terzi, con le molteplici attività a marchio: oltre al pub primigenio, il luppoleto avviato nel 2015, l’Elav Circus, Elav Kitchen and Beer in città alta a Bergamo, la vivace location estiva di Cascina Elav, fino all’apertura di un pub nell’aeroporto di Orio al Serio, refugium peccatorum di bevitori in viaggio, che portò ad Antonio paragoni con importanti produttori esteri.

Eppure è stata proprio questa vivacità a mettere in difficoltà l’azienda, portando alla chiusura. È lo stesso Terzi ad ammetterlo, raggiunto da Corriere Bergamo: “Il Covid però non è una giustificazione. Eravamo in una situazione di fragilità già prima. Fatturavamo milioni e con i flussi di cassa tamponavamo dove serviva. Senza pandemia forse saremmo riusciti ad andare avanti ma quello è stato il colpo di grazia e mi ha fatto capire molte cose. Per fare impresa devi avere un’educazione che mi mancava. Pensavo bastasse la voglia di fare ma per fare l’imprenditore serve altro”.

Una seconda possibilità

antonio terzi elavAntonio Terzi, fondatore di Elav

I momenti immediatamente successivi alla chiusura sono stati particolarmente duri: “fino all’ultimo pensavamo di riuscire a salvarla. C’erano investitori che dovevano entrare. Poi tutto è finito in un niente e io mi sono ritrovato senza lavoro, senza casa, senza auto”, e la necessità di ripartire, in fretta. “Ero a terra e dovevo velocemente trovare un’occupazione. La scelta però è stata un’altra. Sono bergamasco ma sono nato in Toscana. Dovendo ricominciare da zero, ho deciso di andare là.

Il primo impiego è stato quello di cuoco in un agriturismo dove ho imparato a preparare i piatti tipici come il peposo”, poi l’esperienza in vigna e il ritorno alla birra, nel birrificio di Rapolano Terme, ma le disavventure non erano finite: “È stato un periodo in cui ho compreso che scivolare nel baratro non è così difficile. La differenza la fa anche una cosa minima come una moto. Quando ero in Toscana, ho avuto un incidente. Non solo mi sono fatto male, ma ho perso la due ruote che era rimasta il mio unico mezzo di trasporto ed era indispensabile per andare al lavoro”.

Un periodo di riflessione obbligato ma necessario, al termine del quale arriva un’importante telefonata: “Un giorno mi telefona un’amica da Bergamo e nel discorso le dico che il birrificio è di nuovo all’asta. Lei gira l’informazione al suo titolare, un grosso imprenditore, che dopo 24 ore mi chiama e parlando con lui ho capito che poteva tornare lo spirito giusto. Lui ha acquistato chiedendomi di far parte del progetto con il ruolo di responsabile della produzione delle birre. Così a marzo, dopo due anni, la storia di Elav ripartirà”. Sull’identità del misterioso finanziatore si mantiene ancora massima discrezione, ma di una cosa Antonio era certo: “Ho sempre pensato che l’Elav non fosse finita”. Non resta che aspettare marzo 2025 per la festa di riapertura.


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