Ian Anderson (Jethro Tull): l’arte della registrazione distruttiva e il ritrovamento di un brano perduto
Ian Anderson discute la sua tecnica di registrazione distruttiva e il recupero di un brano dimenticato per “Curious Ruminant”.
In una recente intervista nsul sito gearnews, il mitico frontman dei Jethro Tull, Ian Anderson, ha parlato dell’ultimo album della band inglese, intitolato Curios Ruminant, facendo luce su alcuni aspetti molto interessanti del processo di produzione che predilige.
Un approccio unico alla registrazione
Anderson ha sempre adottato dei metodi molto particolari in studio di registrazione, preferendo spesso la cosiddetta registrazione “distruttiva“.
In un’epoca in cui molti musicisti accumulano numerose take per poi assemblarle, lui sceglie, invece, di cancellare definitivamente le versioni precedenti non appena ne registra una nuova.
Questo approccio, chiaramente sviluppato nell’era dei nastri analogici, riflette la sua dedizione alla perfezione e alla spontaneità. Come afferma Anderson: “Non ho paura di premere il pulsante di cancellazione, e una volta andato, lo è per sempre.“
Questo metodo, apparentemente rischioso, è per lui un modo per mantenere la performance autentica e istintiva, evitando che la musica diventi un mosaico artificiale di frammenti.
Ogni registrazione diventa così un’espressione irripetibile, in cui ogni errore, sfumatura o intuizione viene vissuta come parte integrante del processo artistico.
Anderson sottolinea anche come questa filosofia influenzi l’approccio dei musicisti coinvolti nelle sue produzioni: sapere che ogni registrazione può essere definitiva li spinge a dare il massimo, creando un’atmosfera di concentrazione assoluta in studio.
Un metodo che, se da un lato può sembrare anacronistico nell’era del digitale, dall’altro preserva quella tensione creativa che, secondo Anderson, è alla base delle registrazioni più memorabili.
Il ritorno di un brano dimenticato
Un episodio affascinante riguarda la traccia “Drink from the Same Well”. Originariamente concepita nel 2007 per una collaborazione con il flautista indiano Hariprasad Chaurasia, la canzone non fu mai completata né eseguita dal vivo.
Anni dopo, il figlio di Anderson ha riscoperto la demo su un vecchio computer. Questo ritrovamento ha ispirato Anderson a rielaborare il brano, mantenendo le tastiere originali e aggiungendo nuovi elementi strumentali, trasformandolo in un’epica composizione dei Jethro Tull.
Il titolo del disco Curious Ruminant riflette il lungo processo di gestazione dell’album. Sebbene alcune idee risalgano al 2007, la maggior parte delle registrazioni e dei testi sono stati completati tra maggio e luglio 2024.
Questo periodo di riflessione e sviluppo sottolinea l’impegno di Anderson nel creare opere che resistano alla prova del tempo.
In un’industria musicale in continua evoluzione, Ian Anderson rimane fedele ai suoi principi artistici, dimostrando che l’autenticità e la dedizione possono ancora produrre musica “come ai vecchi tempi”.